Crisi di governo. La scuola nella bufera

Si è sentito parlare anche di scuola nelle convulse giornate di polemiche politiche che hanno preceduto e seguito le dimissioni rassegnate lo scorso 26 gennaio dal presidente Giuseppe Conte. Ne ha parlato in particolare il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha fatto dei mancati investimenti per la scuola uno degli argomenti polemici utilizzati per giustificare l’uscita dei ministri di Italia Viva dal governo. “La scuola è il punto da cui parte il Paese”, ha detto, “Ora o mai più perché ora vanno rimandati i ragazzi a scuola, non con i soldi buttati via dei banchi a rotelle ma con i vaccini”.

Forse nel mirino di Renzi sta più il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, che ha curato l’acquisto dei banchi e anche quello dei vaccini, che la ministra Azzolina, ma non c’è dubbio che nella trattativa per l’eventuale costituzione del cosiddetto governo Conte ter si parlerà anche della scuola come di una delle principali aree di investimento dei fondi del Recovery Plan nel quadro della strategia Next Generation EU. E bisognerà vedere in quale misura l’eventuale Conte ter si differenzierebbe dal Conte bis non solo per i contenuti di politica economica, sanitaria e scolastica ma anche per quanto riguarda la composizione del governo. Sempre che il Conte ter decolli.

Il M5S, dopo aver fatto una esplicita marcia indietro sulla partecipazione di Italia Viva al costituendo nuovo governo (“mai più con Renzi” era stata la solenne promessa dopo l’uscita di IV dal Conte bis), si accinge a sottoscrivere un nuovo “contratto di governo” – l’impegno programmatico scritto chiesto da Renzi – come aveva fatto (ma da ben altra posizione di forza) al tempo della formazione del primo governo Conte. Dopo aver ceduto sulla rilegittimazione politica di Renzi e sulla priorità dei contenuti rispetto ai nomi (cosa che sta suscitando forti dissensi interni, da Di Battista a Lezzi a Morra) il M5S difficilmente potrebbe sopportare l’accantonamento dei suoi ministri più rappresentativi, tra i quali c’è anche Lucia Azzolina.

Se nel documento programmatico scritto si parlerà di scuola, con l’indicazione di precisi impegni (per esempio un piano vaccinale straordinario che consenta di riaprire definitivamente le aule in presenza e in sicurezza), il ministro dell’istruzione dovrà attenervisi, chiunque esso sia. Anche Lucia Azzolina.