Contro il ritorno ai voti un documento delle associazioni professionali della scuola/1

La pubblicazione di un documento contro il ritorno ai voti da parte di undici associazioni di professionisti che operano nella scuola è un evento da segnalare, perché si sta ripopolando il paesaggio culturale e professionale della scuola che si era dato un po’ per perso, soprattutto in questi ultimi tempi nei quali sembrava che il revisionismo politico posto alle basi di alcuni provvedimenti facesse credere che fosse tutto sbagliato ciò che in tanti anni di ricerca sul piano pedagogico-didattico aveva permesso di introdurre nella regolamentazione del nostro sistema formativo.

È confortante constatare che la voce della scuola è ancora in grado di farsi sentire e soprattutto che si sta aggregando attorno a tematiche importanti come quella della valutazione un livello di riflessione che può offrire un segnale di riferimento per il dibattito futuro, che fa ben sperare sulla possibilità di un ritorno al ruolo di “mediazione” da parte delle associazioni e di voler costituire uno strumento di elaborazione e di pressione nei confronti di una politica un po’ distratta.

Si può riconoscere a questa solida rappresentanza della comunità professionale il credito di una lunga attività di ricerca e di sostegno all’esperienza didattica che ha fatto della valutazione uno strumento formativo e non selettivo, senza il timore che la reintroduzione con tanta enfasi della parola merito ci faccia ritornare ad una poi non tanto nascosta azione legata alla scuola nozionistica e trasmissiva, al posto di investire sulla persona dei nostri allievi, come chiede la Costituzione.

Attuare il diritto all’apprendimento – come evidenzia il documento – vuol dire interessarsi soprattutto al processo formativo più che al prodotto e che anche i risultati a determinate scadenze sono da considerarsi nell’ottica del percorso di crescita e di conquista dell’autonomia, sul piano dell’acquisizione dei saperi e della maturazione delle competenze. Per far emergere tutto ciò si era pensato di utilizzare giudizi descrittivi, più personalizzati, piuttosto che voti che avevano più la funzione di stabilire delle comparazioni in un’ottica di superamento di ostacoli che il sistema poneva durante il percorso stesso.

Alle persone in formazione serviva una valutazione più “autentica”, che le ponesse di fronte ai loro progressi, in vista di acquisire crediti per migliorare costantemente, verso la realizzazione del proprio progetto di vita e di lavoro e non con bocciature che compromettevano tutto il cammino compiuto. Per cercare di applicare queste intenzioni sono state introdotte “schede” che cercavano di contestualizzare il processo di apprendimento, ma che per accondiscendere alla persistente visione burocratica, si sono rivelate di notevole impegno per i docenti.

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