Alunni con disabilità: discontinuità didattica al 60%, lo certifica l’ISTAT

Un esercito di 137 mila insegnanti di sostegno, più dei Carabinieri, il doppio dei medici; un grande investimento (5 miliardi di euro l’anno solo per gli stipendi), nel Paese che per primo 40 anni fa ha creduto nell’integrazione scolastica degli studenti con disabilità, superando le terribili classi differenziate: tutto in buona parte vanificato da un’insensata girandola di cattedre: 100 mila alunni con disabilità (il 43%) hanno cambiato quest’anno docente, spesso più di uno. Siamo andati nella scuola dove 15 bambini disabili tra i 4 e i 6 anni hanno visto alternarsi in pochi mesi 27 docenti di sostegno. Purtroppo non è un caso isolato. Eppure i rimedi organizzativi non sarebbero così difficili da attuare…”.

Fece scalpore il dossier di Tuttoscuola pubblicato nel gennaio 2017 (scaricabile gratuitamente qui), esattamente 7 anni fa, che denunciava con dati e analisi esclusive il fenomeno avanzando una serie di proposte sostenibili. Il “Corriere della sera” vi dedicò l’articolo di apertura in prima pagina, tre colonne sotto alla testata (per intenderci, in un’altra occasione nello stesso spazio inserì un’intervista esclusiva al Papa) con una grande firma del giornale (Gian Antonio Stella), e a fianco un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sulla crisi del sistema scolastico. Insomma il più importante giornale italiano diede la massima rilevanza al nostro studio, per sottolineare l’enormità della situazione. Si elevò un coro di indignazione rispetto agli inaccettabili numeri fotografati dal dossier, si innalzarono proclami, chi era al Governo (non è importante specificare chi, perché solo in questi ultimi sette anni si sono avvicendate forze politiche di ogni colore) fece fiere promesse.

Ebbene, oggi il numero di docenti di sostegno ha sfondato il tetto dei 200 mila (più di Carabinieri e Poliziotti messi insieme, ha fatto quindi un ulteriore passaggio di livello: un giorno si raggiungerà il numero di tutte le Forze Armate?) e soprattutto gli alunni con disabilità sottoposti al cambio di docente sono stati circa 185 mila (+85% rispetto a sette anni fa): il tasso di discontinuità è passato dal 43% stimato allora – che sembrava un picco irripetibile – al 60%. Lo certifica l’ultimo report che l’ISTAT ha dedicato agli alunni con disabilità, che conferma tutte le criticità note di questo settore particolare del nostro sistema d’istruzione.

Secondo l’ISTAT, 6 alunni con disabilità su 10 hanno cambiato insegnante per il sostegno da un anno all’altro. Più precisamente, per l’anno scolastico 2022/2023 “la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente è pari al 59,6%, sale al 62,1% nelle secondarie di primo grado e raggiunge il 75% nelle scuole dell’infanzia. Il fenomeno è piuttosto stabile su tutto il territorio e sembra consolidarsi nel tempo, non si riscontrano infatti differenze rispetto al passato. Una quota non trascurabile di alunni (9%) ha, inoltre, cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell’anno scolastico, anche in questo caso non si riscontrano differenze significative sul territorio e tra gli ordini scolastici”.

Non c’è molto di nuovo su quei dati. Infatti, il ministro Valditara li aveva anticipati nel dicembre del 2022, in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità, intervenendo ad un convegno della FISH, nel corso del quale aveva dichiarato: “Intendo avviare una riforma del sostegno a scuola, altrimenti sono soltanto chiacchiere”, aggiungendo: “Al 59% degli alunni con disabilità non viene garantita una continuità didattica, sappiamo quanto questo sia grave per la crescita e per le prospettive formative dei ragazzi”.

A distanza di oltre un anno, quell’ “altrimenti sono soltanto chiacchiere” rischia di diventare un autogol per il ministro, perché l’annunciata riforma per il sostegno sembra essere rimasta al palo.

I posti stabilizzati di sostegno in organico di diritto sono aumentati di 9mila unità per il 23-24, ma per effetto della legge di bilancio del 2021, mentre l’ultima legge di bilancio non ha incrementato il numero di posti; i criteri per la mobilità dei docenti di sostegno non sono stati modificati, confermando la possibilità di cambiare sede nel corso del vincolo quinquennale.

Si sperava anche nell’aumento dei posti per i TFA per specializzare immediatamente un maggior numero di docenti per il sostegno, ma tutto è rimasto confermato.

Non sono ancora noti i dati dell’anno scolastico in corso, ma, stando così le cose, quella percentuale di discontinuità per gli alunni con disabilità potrebbe avere già superato il 60%. E via così, “sempre più in alto!”… tra “miopia assunzionale” del Ministero dell’economia che costringe ad assumere e licenziare ogni anno, disinteresse a cambiare le ormai insostenibili regole di gestione delle supplenze, subalternità dei diritti degli studenti (anche se disabili), e rifiuto di considerare modelli alternativi (ad esempio quello recentemente avanzato sulla “cattedra inclusiva”).

Per approfondimenti:

Continuità didattica dei supplenti confermati. Perché non provare?
Dossier Mobilità docenti di sostegno: lo tsunami che colpisce gli alunni disabili

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