Con i nuovi presidenti delle Camere inizia una difficile legislatura

Sabato scorso si è alla fine raggiunto un accordo tra tutte le forze politiche (tranne il PD, che ha votato per propri candidati di bandiera) per eleggere i presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Alberti Casellati (FI) e Roberto Fico (M5S).

In pratica, il M5s ha fatto sapere che avrebbe votato un candidato scelto da Berlusconi in cambio dei voti di FI per un proprio candidato alla Camera. Una indiretta legittimazione del leader di FI come interlocutore, che ha ottenuto la firma di Salvini sotto il comunicato finale del vertice del centro-destra nel quale si specifica che “le intese intercorse in questa fase non sono prodromiche alla formazione del governo e che non avranno nessuna influenza sul percorso istituzionale successivo per il quale l’indicazione spetterà al presidente della Repubblica” e che “in ogni caso vi è l’impegno di tutte le forze politiche del centrodestra (senza trattino, ndr) a non ricercare accordi individuali per la formazione del governo”. Un chiaro altolà alla ipotesi di un governo 5Stelle-Lega, con l’emarginazione di Forza Italia, magari finalizzato a cambiare la legge elettorale in senso maggioritario.

Ma è praticabile un’intesa tra tutto il centro-destra (col trattino, vista la dialettica interna) e il M5S del ‘governista’ Di Maio per la formazione di un governo? Presieduto (e vicepresieduto) da chi? Con quale programma concordato? Già abbiamo osservato nelle scorse settimane che esiste una sostanziale incompatibilità delle rispettive strategie di politica economica, dovuta ai diversi blocchi sociali rappresentati (flat tax versus reddito di cittadinanza), ma non è da escludere a priori che una serrata trattativa, del tipo di quella condotta in Germania tra democristiani e socialdemocratici, possa condurre alla formazione di un governo, magari presieduto da un non politico. Vedremo. Molto dipenderà dalle prossime mosse del presidente Mattarella.

In questa prospettiva uno dei più importanti tra i punti programmatici eventualmente da concordare riguarda la politica scolastica: il finanziamento del sistema educativo, il destino della Buona Scuola. I punti di partenza sono lontani, ma ad un esame approfondito si può notare che al di là di alcune forzature/semplificazioni propagandistiche non manca sia nel M5S che nel centro-destra il tentativo di mettersi in un’ottica di governo, che anche quando punta sull’innovazione lo fa tenendo conto della realtà data. Come ci apprestiamo a mostrare nelle news successive.