Verso una scuola innovativa, Azzolina (M5S): ‘Partiamo dalla valorizzazione delle eccellenze’

Buone pratiche e valorizzazione delle eccellenze. Da questi due aspetti è possibile, secondo il sottosegretario all’Istruzione, Lucia Azzolina (M5S) realizzare una scuola migliore e davvero innovativa. Tuttoscuola per capire in che modo intende farlo, l’ha intervistata a margine del convegno “Promuoviamo la scuola: innovazione didattica un ponte verso il futuro” che si è tenuto a Roma lo scorso 25 ottobre.

Sottosegretario lei parla spesso di ascolto, di buone pratiche e di valorizzazione delle eccellenze. Ecco, in questo senso le chiediamo: qual è la scuola che sogna Lucia Azzolina?
“È una scuola che innanzitutto metta gli studenti al centro di tutto perché senza di loro ovviamente non esisterebbe null’altro. È poi una scuola di grande condivisione. Nella scuola Primaria è più facile condividere: ci sono ore di programmazione che i docenti dedicano alla condivisione del lavoro, al programmare il lavoro in classe. Nella scuola secondaria di primo e secondo grado questo passaggio è un po’ più debole. Io credo che soltanto condividendo delle buone pratiche, confrontandosi, dialogando, si possa poi dare di più agli studenti. Questo è quello che serve ed è un lavoro che va migliorato nelle scuole. Quindi dialogo e confronto. E poi chiaramente sogno una scuola dove gli studenti vadano a scuola, dove non ci sia dispersione scolastica e dove i ragazzi siano contenti di andare a scuola”.

La scuola italiana è una scuola figlia di un’impostazione didattica di tipo trasmissivo. Come possiamo oggi andare oltre la lezione frontale ed essere davvero innovativi?
“Ci sono tante buone pratiche per farlo: la flipped classroom, il debate, la scuola senza zaino. Il tutto sta nel rendere gli alunni partecipi del loro stesso apprendimento. Ci sono diverse scuole  mettono in atto queste buone pratiche, altre non ancora, il che significa che dobbiamo intervenire sulla formazione dei docenti affinché via, via la lezione frontale venga meno perché spesso gli studenti non si sentono coinvolti. Per coinvolgerli devono diventare essi stessi il centro dell’apprendimento”.

Parliamo di una nota dolente: la tecnologia a scuola. Recenti indagini hanno mostrato come i ragazzi non utilizzino con frequenza, per esempio, lo smartphone in classe, cosa che invece non accade appena escono fuori dall’aula. In pratica vivono in due mondi paralleli, quello dentro e quello fuori scuola…
“Anche qui è fondamentale il ruolo dei docenti. Il cellulare è uno strumento bellissimo che ha cambiato le nostre vite, però è uno strumento e come tale si deve saper utilizzare. Le famiglie da una parte, i docenti dall’altra devono farlo capire agli studenti. Significa che non sto a guardare solo WhatsApp e poi dimentico di parlare dal vivo con il mio compagno, perché i rapporti umani non possono essere sostituiti. In questo ci vuole un intervento dell’adulto per ‘riportare’ lo studente a ricordare che le amicizie e i rapporti reali sono la prima cosa da tutelare in assoluto”.

Quali sono, secondo lei, gli ingredienti di una scuola innovativa?
“Prima di tutto la buona volontà da parte della classe docente, una formazione nuova e l’utilizzo dei PON, perché abbiamo tantissime risorse anche dall’Europa, e il giusto utilizzo della tecnologia per gli studenti e per far capire agli stessi ragazzi a cosa serva”.