Valutazione: le classifiche di PISA sono inutili, sostiene un noto esperto inglese

Valutazione/1

I confronti internazionali tra i sistemi educativi del tipo di quelli proposti ogni tre anni dal programma PISA non sono attendibili perché sui risultati pesano la carenza dei dati scelti e fattori locali come le lezioni private degli studenti. Ciò rende impossibile confrontare e a maggior ragione trapiantare le politiche educative adottate dai singoli Paesi.

Lo ha sostenuto, intervenendo la scorsa settimana al summit Best in Classorganizzato dal Sutton Trust di New York, Dylan Wiliam, professore emerito dell’University College of London, Institute of Education, e studioso di fama mondiale, esperto in particolare di valutazione. Il suo intervento è stato segnalato su Twitter da un altro noto esperto di valutazione comparativa, Norberto Bottani, che pur essendo stato tra gli artefici degli Indicatori internazionali poi utilizzati dall’Ocse per il programma PISA non manca mai di mettere in evidenza la perfettibilità di ciò che si è finora realizzato e l’importanza delle obiezioni che al modello PISA vengono rivolte nel dibattito internazionale di carattere sia politico che scientifico.

Rivolgendosi direttamente ad Andreas Schleicher, responsabile di PISA, presente al summit, Dylan Wiliam ha fatto alcune osservazioni fattuali riguardanti in primo luogo la metodologia adottata per il campionamento: “Sappiamo che un certo numero di studenti non è stato campionato a Shanghai”, ha detto, “quindi non possiamo essere sicuri che quelli scelti siano rappresentativi di tutti gli studenti che vivono a Shanghai”. Poi ha segnalato l’importanza di fattori come la forte diffusione, in alcuni Paesi della pratica delle lezioni private, come a Singapore e nella Corea del Sud.

Infine il professore ha evidenziato il fatto che alcuni sistemi celebrati per le elevate prestazioni dei loro studenti non confermano i risultati nel tempo, e anziché migliorarli ulteriormente li peggiorano, come è avvenuto nel caso della Finlandia. 

Per questo si è detto scettico sul valore dei confronti internazionali e sulla possibilità di esportare le politiche educative adottate nei Paesi che hanno maggiore successo nelle indagini comparative: “ci sono troppe variabili e troppo pochi dati omogenei, perché ciò sia possibile”.