E se il ‘bullo’ fosse il professore?
Bullismo/2
La nostra newsletter della scorsa settimana, che affrontava il tema della perdita di prestigio e di autorevolezza della figura dell’insegnante (https://www.tuttoscuola.com/violenza-a-scuola-qual-e-linsegnante-giusto-per-la-scuola-di-oggi/) – vista anche come aspetto della più complessiva crisi del principio di autorità nella società contemporanea, che ha le sue radici nella scomparsa della famiglia patriarcale – ha suscitato un vivo interesse tra i lettori, alcuni dei quali ci hanno scritto per offrire la loro testimonianza o svolgere considerazioni sul tema.
Ci ha colpito, in particolare, la lettera del padre di una studentessa che frequenta il secondo anno di un liceo in provincia di Napoli, intitolata un po’ provocatoriamente (ma poi si cerca di spiegare perché) “Quando il bullo è il professore”. A giudizio del genitore, all’origine della perdita di autorevolezza degli insegnanti non sta il riflesso ‘scolastico’ della crisi del principio di autorità che negli ultimi decenni ha investito la famiglia, il rapporto tra genitori e figli, ma il loro rifiuto di andare al di là di una distaccata interpretazione del loro ruolo di asettici custodi degli ‘standard’, ignorando o addirittura – aggiunge il lettore nella lettera – umiliando gli alunni pubblicamente con “battutine” e voti bassi dei quali non offrirebbero alcuna giustificazione. Almeno questa è l’esperienza che racconta (e forse non ha avuto la fortuna di incontrare i molti docenti che quotidianamente affrontano con dedizione e consapevolezza le stesse difficoltà educative che vivono i genitori a casa).
Al contrario, osserva questo genitore, la scuola dovrebbe puntare “sullo sviluppo della persona”, tenendo in molto maggior conto l’esigenza di infondere sicurezze nei giovani di questa età e di guidarli “con autorevolezza piuttosto che soltanto con autorità”.
Per andare in questa direzione tuttavia, come abbiamo già sostenuto la scorsa settimana, occorrerebbe che fossero ridefinite le modalità di apprendimento degli studenti – più centrate sui loro tempi e interessi, riducendo curricoli standardizzati e bocciature – e che le modalità di insegnamento fossero riconvertite nel senso del tutoraggio, dell’assistenza, dell’aiuto a ciascuno studente a scoprire e sfruttare le proprie potenzialità, magari anche in collaborazione con i genitori. Passando, inoltre, da una scuola della risposta a una scuola della domanda, nella quale gli studenti possano sviluppare il pensiero critico. Per il momento, purtroppo, non ci sembra che questo obiettivo sia in cima alle preoccupazioni dei nostri governanti.
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