Valeria Fedeli, bilancio di un anno di lotta e di governo/2

Dopo il grande caos della girandola di cattedre dell’anno scolastico 2016-17, la Fedeli ha sistemato in corsa come ha potuto le cose per l’anno scolastico in corso (partito molto meglio del precedente) e ha posto le premesse per un avvio ordinato dell’anno scolastico 2018-19, con tutti i docenti in cattedra all’inizio delle lezioni. Sarebbe un risultato mai ottenuto dai suoi predecessori (eccetto Berlinguer per l’anno scolastico 2000/2001).

La resilienza agli attacchi personali, lo studio attento dei dossier, il buon senso (merce rara in questo periodo), l’apertura al dialogo accompagnata da un pragmatismo risoluto e concreto, di cui ha dato prova anche nella ricostruzione del rapporto con i sindacati dei docenti, sembrano essere le caratteristiche di questo atipico inquilino (ci perdonerà se non diciamo ‘inquilina’) del Ministero della PI, al quale si deve la stabilizzazione di un mondo, come quello della scuola, squassato dal maldestro giacobinismo con il quale la legge 107 è stata gestita dal governo Renzi-Giannini, pregiudicando un patrimonio di risorse ma anche di idee innovative che – non senza lungimiranza e coraggio, almeno nella versione presentata in Parlamento – erano state messe sul piatto. Ora la Fedeli-Penelope tesse di nuovo pazientemente la tela della riforma.

Scommettiamo che in tanti, dentro e fuori la scuola, nella propria parte politica ma anche – a microfoni spenti – al di fuori, non sarebbero affatto dispiaciuti se restasse anche in futuro alla guida del Miur per completare il lavoro avviato.