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USA. Il 6 gennaio di Trump come esempio di diseducazione civica

Gli insegnanti americani sono alle prese con un grave problema, che sta suscitando accese discussioni in tutto il Paese. Il passaggio delle consegne tra il Presidente uscente e il neoeletto è da sempre uno dei momenti più attesi dai docenti per farne oggetto di una lezione di civic education, una materia che negli USA non si insegna – e non si impara – studiando testi, ma analizzando e discutendo con gli studenti casi concreti.

Ma ciò che è avvenuto a Washington lo scorso 6 gennaio, con l’assalto al Campidoglio di migliaia di sciamannati e variopinti tifosi di Trump (trumptruppen, copyright di Massimo Gramellini), si presta caso mai a una lezione a contrario: dettagliata analisi di tutto ciò che non si deve fare, e comunque non sarebbe dovuto mai accadere, in una occasione del genere.

I siti e i social frequentati dagli insegnanti americani sono straripanti di indignazione (aggettivi più ricorrenti: horrific, shocking, disgusting) e di preoccupazione su come presentare l’avvenuto agli studenti.

Perfino Betsy DeVos, la fedelissima ministra dell’istruzione nominata da Trump all’inizio del suo mandato, una miliardaria paladina delle scuole private e della libertà di scelta, si è dimessa dall’incarico lo stesso 6 gennaio inviando a Trump una lettera nella quale dopo aver definito “inconcepibile” il comportamento dei “manifestanti violenti che invadevano il Campidoglio degli Stati Uniti” ha aggiunto che gli studenti “devono sapere da noi che l’America è più grande di quanto è accaduto”. Le dimissioni della DeVos sono diventate effettive il giorno dopo, venerdì. Le ha date, ha scritto, “a sostegno del giuramento che ho fatto alla nostra Costituzione, al nostro popolo e alle nostre libertà”.

Ma la notizia non ha avuto una buona accoglienza. “Che liberazione” (good riddance), è stata la dichiarazione di due parole rilasciata da Randi Weingarten, presidente della Federazione americana degli insegnanti.

Aspro il commento della senatrice Elizabeth Warren: “Non mi sorprende affatto che abbia preferito dimettersi piuttosto che darsi da fare per aiutare ad applicare il 25° emendamento”, quello che prevede il passaggio dei poteri al vicepresidente in caso di intervenuta “incapacità” del Presidente di esercitarli.

Per approfondimenti: https://www.tuttoscuola.com/usa-betsy-devos-ministra-lontana-dalla-scuola-americana/

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