10 mesi fa

Era l’8 marzo scorso, un momento in cui l’epidemia del coronavirus si stava trasformando drammaticamente in pandemia. Tuttoscuola scriveva: “Tutto non sarà come prima. E la scuola? Dopo un terremoto, dopo un’alluvione, dopo un grave evento che l’ha bloccata, la scuola cerca sempre di ritornare ad essere come prima.

Ma questa volta, quando questa emergenza sarà completamente finita la scuola non potrà essere più quella di prima. Ma sarà il modo d’essere della scuola ad essere diverso.

L’esperienza breve o (temiamo) prolungata della didattica a distanza, soprattutto laddove questa sta vivendo con intensità di contatti e ricerca di nuovi modi di insegnare e di apprendere, cambierà la relazione tra insegnante e alunno, tra docenti della stessa scuola, tra scuola e famiglia.

Come? non è facile prevederlo, ma cambierà: ne siamo certi.

La consapevolezza di questo cambiamento della nuova relazione interpersonale deve aiutarci fin d’ora a far tesoro della contingenza di questa esperienza per acquisire insegnamenti preziosi verso nuovi assetti strutturali. Mai come in questo caso, le difficoltà possono diventare un’opportunità. Un’opportunità per il miglioramento del fare scuola. Lavoriamo tutti, da subito, in questa prospettiva, non solo contenendo, ma anche costruendo”.      

La ministra Azzolina non ha fatto mancare i suoi apprezzamenti. Nei mesi successivi, tuttavia, le pesanti contingenze indotte dall’emergenza sanitaria avevano costretto anche lei a gestire la quotidianità anziché programmare il futuro.

Anche le proposte del gruppo di lavoro coordinato dal prof. Bianchi per trasformare la situazione in una occasione di rinnovamento della scuola sono rimaste sostanzialmente confinate tra i buoni propositi e per il momento archiviate forse in attesa di momenti migliori.

Crediamo, tuttavia, che non si possano attendere a lungo tempi migliori. Se il 2020-21 è destinato ormai ad essere un anno scolastico di attesa, occorre il coraggio di mettere mano comunque e subito ad un programma di innovazione generale che serva anche a salvare le giovani generazioni compromesse dalle ferite dell’emergenza sanitaria.

 

Per approfondimenti:

Niente sarà come prima, anche a scuola