Nel corso del suo discorso programmatico pronunciato di fronte alle Commissioni riunite cultura di Camera e Senato, il Ministro dell’Istruzione si è soffermato sulla proposta di alcune iniziative che mirerebbero a proporre il tema dell’emergenza ambientale e dei cambiamenti climatici a scuola, al fine di renderlo “la pietra angolare del nuovo approccio alla formazione e alla ricerca”.
Fioramonti, dunque, non si ferma alle tasse sulla plastica sugli zuccheri ma intende stimolare un vero e proprio dibattito sui cambiamenti climatici a scuola. Il suo progetto sarebbe quello di dedicare 1 ora a settimana, per un totale di circa 33 ore all’anno, allo studio dei cambiamenti climatici a scuola. Se in Usa un’iniziativa di questo genere ha trovato molte opposizioni, in Europa vari paesi, tra cui Svezia e Danimarca, si sono già impegnati per far sì che la tematica ambientale venga integrata nei programmi scolastici e che si rifletta sulle conseguenze dei cambiamenti climatici a scuola.
Immediate, però, sono state le manifestazioni di perplessità, analoghe a quelle già espresse in merito alle lezioni da destinare all’insegnamento dell’educazione civica, reintrodotta a partire dall’anno scolastico 2020-2021: a quali materie verrebbero sottratte le ore dedicate alla trattazione dell’emergenza cambiamenti climatici a scuola? Secondo il Ministro, la risposta sarebbe da ricercare in un ripensamento della didattica delle materie tradizionali, come Geografia, Matematica e Fisica: “Saranno studiate in una nuova prospettiva legata allo sviluppo sostenibile”.
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