Per tanti anni e per tante volte si è provato, a partire dal 1958 – anno di approvazione della legge istitutiva dell’educazione civica, voluta da Aldo Moro, allora ministro della pubblica istruzione – a dare consistenza a questo insegnamento, ma malgrado l’impegno di molti, e in primo luogo di Luciano Corradini, che è stato anche sottosegretario alla PI, l’educazione civica in Italia non è mai decollata.
La contesa tra chi la considerava una disciplina come le altre, da definire nei contenuti e nello spazio orario, e chi la concepiva come una tematica trasversale a tutte le discipline, ha finito per renderne incerta l’identità e il ruolo, e anche la legge approvata quasi all’unanimità nell’agosto 2019 l’ha caricata di una quantità sterminata di contenuti e obiettivi rendendola di nuovo evanescente.
Il fatto è che, al netto della conoscenza di alcuni principi basilari della nostra Costituzione, come per esempio il principio di uguaglianza, la libertà di pensiero, il pluralismo politico, l’imparzialità della giustizia, la “solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2), l’educazione civica per essere davvero efficace non dovrebbe essere insegnata in astratto ma praticata, incidere sui comportamenti, diventare norma interiorizzata.
Sotto questo aspetto quanto sta accadendo nella scuola e nelle case degli italiani a seguito dell’epidemia di coronavirus è una vera, grande lezione di educazione civica perché, come ha scritto nei giorni scorsi un esperto pedagogista, ora in pensione dopo 50 anni di insegnamento all’università, Vittoriano Caporale, in una lettera aperta ai genitori e agli insegnanti, “In questi giorni i vostri figli-scolari stanno imparando quello che il pedagogista bitontino Giovanni Modugno chiamava Scienza della vita e che la scuola verbalistica, astratta, mnemonica e burocratica non insegna!”. E fa un elenco che riportiamo in parte:
“- Stanno imparando ad affrontare le difficoltà impreviste, a rinunciare alla libertà dei movimenti e delle relazioni amicali per il bene comune.
– A capire che la salute è un bene da salvaguardare anche se comporta tante rinunce e il ridimensionamento delle abitudini quotidiane.
– Stanno imparando il valore dell’attesa e della speranza.
– Stanno sperimentando che i cellulari, i tablet e le altre tecnologie fanno sentire meno soli (e stanno imparando) a comunicare con gli amici vicini e lontani, a esprimere i nostri sentimenti e a volerci più bene”.
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