Un’alleanza mondiale per il lavoro giovanile

Silvia Costa, presidente della commissione Cultura del Parlamento Europeo, ha concluso la scorsa settimana i lavori dell’International Global Summit che ha riunito a Roma 100 responsabili internazionali dei collegi universitari e degli ‘students affairs and services‘ provenienti da tutto il mondo. Si è trattato della seconda edizione dell’iniziativa, dopo quella svoltasi a Washington nel 2012.

Il Summit, che fa riferimento anche alla strategia europea ‘Rethinking Education’, ha affrontato il tema delle competenze trasversali (soft skills) per il lavoro, particolarmente richieste dal mercato del lavoro ma non adeguatamente garantite dagli attuali sistemi di formazione superiore, come emerso dai diversi interventi di approfondimento dell’argomento oggetto del confronto: “Trends in higher education: employability, competences and global civic engagement”.

In occasione dell’evento è stata presentata una ricerca che ha coinvolto 8.000 studenti di 8 paesi (Francia, Spagna, Germania, Grecia, Portogallo, Svezia, Regno Unito e Italia), realizzata dalla McKinsey & Co., dalla quale risulta che l’elevato gap tra domanda e offerta di lavoro si deve spesso al fatto che le istituzioni universitarie ritengono erroneamente di formare adeguatamente gli studenti per il mondo del lavoro.

Si sbagliano, come ha rilevato Silvia Costa, perché “le soft skills sono a tutt’oggi il nervo scoperto del mancato incontro fra domanda e offerta di lavoro dei giovani laureati”. Se è essenziale garantire il rafforzamento delle competenze tecniche adeguate ai nuovi posti di lavoro nell’era digitale, lo è altrettanto sviluppare nei giovani la creatività, la cittadinanza attiva e l’educazione all’imprenditorialità, nonché incoraggiare ‘partenariati per la conoscenza’ tra università, ricerca e imprese e lavorare “per la certificazione delle competenze non formali, come quelle che vengono dalle esperienze di volontariato e di servizio civile”.

In questo quadro la maggiore mobilità internazionale, i servizi agli studenti e una formazione più attenta alle soft skills possono contribuire sinergicamente a incrementare l’occupazione giovanile.