Una storia globale dell’ignoranza

Peter Burke, autorevole storico inglese, docente di Storia della cultura (Cultural History) all’università di Cambridge, ha dedicato questo suo documentatissimo volume (53 pagine di note con migliaia di citazioni dettagliate in modo meticoloso) alla storia dell’ignoranza, insomma all’immagine inversa della Cultura – qualcosa di simile ai negativi delle vecchie fotografie.

La circa quattrocento pagine del libro (Peter Burke, Ignoranza. Una storia globale, Raffaello Cortina Editore, 2023) si aprono con una dedica significativa: “Per gli insegnanti di tutto il mondo, eroi ed eroine dei tentativi quotidiani di porre rimedio all’ignoranza”, e sono una enciclopedia delle diverse forme di ignoranza – nell’indice analitico ne vengono indicate 28 – che hanno accompagnato l’evoluzione della cultura negli ultimi cinque secoli, ma in particolare negli ultimi due, quelli che hanno affiancato all’iperbolico sviluppo del patrimonio culturale una simmetrica crescita di consapevolezza dei vuoti di conoscenza che man mano si manifestano.

A questo proposito Burke cita, e fa proprio, il paradosso osservato dall’economista F. von Hayek, secondo il quale “Maggiore è la conoscenza collettiva, grazie alle ricerche degli scienziati e degli studiosi, minore è la condivisione di tutta quella conoscenza […] che ogni singola mente può assorbire” (p. 312). Una verità che molti potenti, soprattutto i decisori politici (l’autore cita Trump e Bolsonaro tra i contemporanei a proposito del clima), non sono disposti a riconoscere, e che dà spazio alla cosiddetta “post-truth” (post-verità), il mix di fandonie, credenze pseudo-scientifiche e fake news che i recenti sviluppi delle tecnologie della comunicazione, i social media e alcune applicazioni dell’intelligenza artificiale (argomento che peraltro Burke non approfondisce) hanno amplificato e diffuso in modo pervasivo.

Di qui l’appello, rivolto in primo luogo agli insegnanti “eroi”, ma anche ai mass media (a pag. 270 vengono citate alcune testate di Robert Murdoch come pessimi esempi di negazionismo del riscaldamento globale), a far sì che i giovani e i cittadini siano messi in condizione di distinguere tra la verità ­– quella certificata dalla scienza – e la post-verità, frutto avvelenato delle manipolazioni mediatiche, che puntano cinicamente sullo sfruttamento delle varie forme e sfere dell’ignoranza.

Fa piacere che questo testo, incentrato sulla storia della cultura moderna e contemporanea in chiave soprattutto anglosassone (al mondo antico e medioevale sono dedicati solo pochi accenni: Aristotele, per esempio, è totalmente ignorato), si apra però con la citazione di un classico italiano del Trecento, Francesco Petrarca, del quale viene riportato un interrogativo contenuto nel trattato ‘De sui ipsius et multorum ignorantia’: “Può esserci un campo più vasto […] di un trattato sull’ignoranza?”. Il libro di Burke si sforza di rispondere a questa difficile domanda. (O.N.)

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