ChatGPT, bilancio di un anno straordinario. Come avvicinarsi all’AI per la didattica

Lo scorso 30 novembre ChatGPT ha compiuto il suo primo anno di vita, ma la crescita dell’interesse e del dibattito, sviluppatosi in tutto il mondo, attorno a questa applicazione conversazionale dell’Intelligenza Artificiale (IA) è stata così veloce e intensa da far paragonare questo anno (il 2022, anche se il boom è stato nel 2023) ad altri che hanno segnato svolte epocali nella storia della comunicazione, come l’invenzione della stampa (1455, anno di pubblicazione della prima Bibbia stampata) o quella della rete internet (1994).

Tuttoscuola ha immediatamente avvertito la rilevanza educativa di ChatGPT e degli altri modelli di LMM (Large Language Models), moltiplicatisi e diffusisi fulmineamente, parlandone già nel gennaio 2023 e poi ripetutamente nel corso dell’anno evidenziando i pro e i contro – o meglio i vantaggi e i rischi – di queste innovazioni: i pro essendo costituiti dalle immense potenzialità fornite dall’IA per la personalizzazione della didattica (accanto ai chatbot i sistemi di sostegno interattivi e la valutazione individualizzata dell’apprendimento, la multimedialità, l’immersività e così via) e i rischi di una formazione ipertecnicizzata e massificata, poco attenta all’autonomia critica del soggetto che apprende, alla sua creatività e al pensiero divergente, tanto da far temere il tramonto del canone pedagogico occidentale.

Abbiamo fatto anche di più. Proponiamo un corso che gli insegnanti non dovrebbero perdere, che in soli 3 webinar fornisce spiegazioni utili per il lavoro strategico e quotidiano del docente, avvicinando a questa tecnologia che cambierà il mondo e che sarà imprescindibile per gli studenti di oggi e di domani. Si intitola “Attivazione intelligente. Come l’AI può migliorare la didattica in area umanistica e STEAM”, ci si può iscrivere da qui.

In questi ultimi mesi, anche a seguito delle polemiche che hanno preceduto e seguito le dimissioni da OpenAI di Sam Altman, creatore di ChatGPT, poi rientrate, il dibattito ha riguardato non tanto gli aspetti tecnologici quanto quelli etici dell’IA, le modalità e le finalità del suo impiego, che come ben chiarito da Luciano Floridi non sono mai neutrali ma orientate, intenzionali, potendo produrre effetti sia negativi che positivi. Nel caso dell’educazione, dando per scontati i benefici sul versante della didattica, andrebbe comunque salvaguardato il valore della libertà individuale del soggetto che apprende, che potrebbe essere limitata e condizionata da una passiva acquiescenza a quanto prodotto dagli algoritmi. In questo il ruolo dell’insegnante come stimolatore del pensiero critico resta decisivo.

Se poi pensiamo che le neurotecnologie sarebbero a loro volta già in grado di produrre e mettere sul mercato (che per questo va assolutamente regolamentato in base a un codice etico) metodi e dispositivi elettronici che si interfacciano con il sistema nervoso in modo da condizionare l’attività neurale rivolta all’apprendimento, comprendiamo bene che l’intreccio tra la dimensione informativa e quella biologica delle applicazioni di IA solleva fondamentali interrogativi etici sul loro ruolo nell’educazione delle generazioni di studenti presenti e future. Inoltre prima che l’AI venga ampiamente utilizzata in forma generalizzata nel contesto formativo dobbiamo chiederci se il Ministero dell’istruzione sia pronto a governare l’utilizzo di questa tecnologia in maniera responsabile e sostenibile, prima che raggiunga in classe gli studenti.
Quella della governabilità dell’IA è stata anche la preoccupazione espressa del centenario Henry Kissinger alla vigilia della sua scomparsa. Va assolutamente raccolta.

Per approfondimenti:

Intelligenza Artificiale. ‘Una minaccia esistenziale’
L’esplosione dell’Intelligenza Artificiale. ‘Minaccia per l’umanità’: la scuola può girarsi dall’altra parte?
Attivazione intelligente. Come l’AI può migliorare la didattica in area umanistica e STEAM

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