Tempo pieno: si può sapere se ci sarà?

C’è un passaggio della relazione Bertagna presentata a fine novembre che aveva acceso forti polemiche, spingendo qualcuno a parlare di “pay school”. Si tratta della questione del servizio a pagamento oltre le 300 ore di laboratorio. Nel documento si leggeva: “oltre le 300 ore annuali le famiglie devono pagare il servizio nella misura stabilita dalle istituzioni scolastiche”. Qualche giornale aveva anche fatto confusione parlando di richiesta di pagamento per le stesse 300 ore di laboratorio.
Ebbene, nel nuovo testo quel passaggio è stato cassato. È da ritenere a questo punto che l’ipotesi sia stata ritirata o quantomeno rimandata ad altro momento.
Ma c’è un’altra questione di cui non si fa menzione nel nuovo documento di sintesi del Gruppo ristretto di lavoro: la questione del tempo pieno nella scuola elementare, di cui si paventava la riduzione, in base alla dotazione oraria prevista nel progetto di riforma.
Nonostante ci fosse l’occasione, come avvenuto per altri argomenti, di apportare qualche chiarimento, nella sintesi è rimasto sul tempo pieno il completo silenzio.
Vogliamo ricordare che oggi l’alunno che sceglie il tempo pieno è obbligato a frequentare 40 ore settimanali di scuola, mensa compresa.
Nel rapporto invece vengono confermate le 25 ore di lezione e le quasi 10 di laboratorio. Non viene mai nominata la mensa. Non si capisce pertanto se il tempo mensa è incluso o meno in quelle 35 ore complessive. Se poi il progetto di riforma sottintenda in qualche modo un’offerta di altro tempo, non la lascia certo capire.
Terza domanda per gli Stati: se si vuole tener conto della domanda di quasi un quarto delle famiglie di alunni di scuola elementare, perché non si dice esplicitamente che il modello di tempo pieno è completamente confermato?