Tempo pieno per tutti, parola di Berlusconi

Nella conferenza stampa di presentazione del decreto, il presidente del Consiglio ha descritto la riforma come una rivoluzione silenziosa, la prima grande riforma della scuola dai tempi di Gentile. E poi ha affermato che le opposizioni dicono solo bugie: il tempo pieno non solo non è abolito ma è ampliato, “potranno averlo anche il cento per cento degli alunni”. Quest’ultima affermazione trova conferma nella dichiarazione del ministro Moratti la quale, come riportato dal Corriere della Sera del 24 gennaio, ha ribadito che se pure tutti scegliessero le 40 ore non ci sarebbero problemi. La copertura economica c’è.

Il tempo pieno, che persino la legge 148 del 1990 vedeva come un modello residuale, avrebbe dunque trovato un inaspettato rilancio, anche grazie alla rassicurante lettera del Ministro, contestuale alla circolare delle iscrizioni.
E ad oggi, da più parti, viene segnalato un sensibile incremento della domanda.
La principale arma dell’opposizione sarebbe dunque spuntata? Parrebbe proprio così se si dovesse concretizzare la totale soddisfazione della domanda.

Ma come sarà possibile conciliare la dichiarazione di Berlusconi e l’incremento della domanda di tempo pieno, con la previsione contenuta nel decreto attuativo che pone come limite “il numero dei posti attivati complessivamente a livello nazionale per l’anno scolastico 2003/2004 per le attività di tempo pieno e di tempo prolungato” e il rispetto del programma complessivo di tagli agli organici del personale docente che vede, per il 2004/2005, la previsione di un decremento di 12.500 unità (art.22 della L.448/2001)?
La percentuale dei posti di tempo pieno riguarda circa il 23% delle classi della scuola primaria e il 30% delle classi della scuola secondaria di primo grado, e rappresenta una mediazione tra la domanda e le risorse organiche disponibili.

Insomma anche se non ci fosse il “tetto” di posti fissato dal decreto, sarebbe difficile reperire le risorse economiche per ampliare l’offerta attuale di tempo pieno, né per questo si potrebbe far ricorso ai magri 90 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria, per i quali sono già individuate alcune priorità, tra le quali non è indicata la generalizzazione del tempo pieno, del tempo prolungato, né della scuola dell’infanzia.
Vedremo allora cosa succederà nelle prossime settimane.