Spending review & Istruzione/2. La burocrazia dia concretezza alle “sforbiciate”

Proprio sul fronte dell’Amministrazione sta la maggiore scommessa, in una vera e propria “ristrutturazione” di una struttura disegnata su una distribuzione di funzioni e di competenze obsoleta a cui non corrisponde la realtà organizzativa del sistema educativo e su un riferimento istituzionale ed anche costituzionale profondamente cambiato per effetto della riforma del Titolo V della Costituzione. Inspiegabilmente, infatti, non è stato ancora ratificato dal Miur – non ci stanchiamo di ripetere – l’Accordo quadro definito nel 2009 da tutti i soggetti istituzionali coinvolti (Miur, Mef, Regioni, Anci, Upi), nella sede tecnica della Conferenza Unificata.

L’auspicio è, quindi, che venga sfruttata al meglio l’opportunità offerta dalla spending review, cioè che la sua applicazione non si risolva solo nell’effettuare il maggior numero di tagli possibili per recuperare risorse, quanto consenta di procedere velocemente ad un ridisegno complessivo degli assetti di competenza dei vari soggetti istituzionali, funzionale alle nuove richieste del contesto territoriale, sociale, economico e produttivo. Tutto ciò in linea con le nuove funzioni che la pubblica amministrazione deve svolgere in un’ottica di tutela dei diritti del personale e non del posto di lavoro, nella prospettiva di un razionale impiego di quelle poche risorse che ancora saranno disponibili e di ripristino di regole di buona amministrazione che in un recente passato sono state spesso trascurate se non del tutto dimenticate.

Certamente sarebbe un modo nuovo di essere dell’istituzione Miur, di governare il sistema. Questa è una delle condizioni per generare innovazione, per contenere i livelli di spesa e l’aumento delle tasse, salvaguardando la qualità del servizio d’istruzione.