Settimana di passione per tempo pieno e riforma

Dopo i chiarimenti e le integrazioni introdotte al testo del decreto legislativo per il primo ciclo da parte della Conferenza unificata, sembrava sopita la polemica in difesa del tempo pieno. Invece si prepara una settimana di fuoco, tra iniziative parlamentari e mobilitazioni di associazioni e sindacati.
Il primo appuntamento è di livello istituzionale: un incontro promosso a Roma per lunedì 12 gennaio dai gruppi parlamentari dell’opposizione delle commissioni istruzioni di Camera e Senato. L’obiettivo dichiarato è di acquisire ulteriori elementi di conoscenza e di giudizio (oltre a quelli forniti dai pareri della Conferenza unificata e del CNPI) su alcuni aspetti problematici della bozza di decreto, in vista dell’avvio della discussione in Senato programmato per mercoledì 14. Sono invitati all’incontro le associazioni e i sindacati che hanno partecipato nelle settimane scorse alle audizioni alla Camera e al Senato, nonché i comitati contro la riforma Moratti e per la difesa del tempo pieno e del tempo prolungato.
Ma anche sul territorio non mancheranno iniziative. Si muoveranno nei prossimi giorni i comitati dei genitori e i sindacati per invitare i genitori, in concomitanza con le iscrizioni per il prossimo anno scolastico, a formalizzare richieste di conferma del modello attuale di tempo pieno contro ogni ipotesi di cambiamento.
Per i comitati non è più in ballo il tempo scuola (che sarà di 40 ore settimanali, come oggi) né la mensa (gratuita e svolta dai docenti della scuola, come oggi), bensì il modello didattico del tempo pieno: è un no all’introduzione di funzioni tutoriali e di attività opzionali.
La settimana “contro” si concluderà sabato 17 con una manifestazione nazionale a Roma non solo per confermare la difesa dell’attuale modello di tempo scuola della primaria e della secondaria di I grado, ma per chiedere addirittura il ritiro del decreto legislativo all’esame del Parlamento.
Una richiesta già avanzata dai sindacati scuola confederali, “spiazzati” a livello istituzionale dall’Anci e dalle Regioni che, in sede di Conferenza unificata, avevano preferito la strada della concertazione e della trattativa per emendare il testo. Come è avvenuto.