Se la scuola paga gli studenti più meritevoli…

Fa discutere la versione italiana del “cash for performance”, vale a dire l’incentivo anche economico per premiare il merito e l’impegno negli studi.

Ad adottarlo è stato quest’anno il liceo Einstein di Milano, che ha deciso di riconoscere 200 euro a chi ha la media dell’8 e a chi si è diplomato con almeno 90 centesimi. Lo hanno chiamato “bonus per l’eccellenza” e ne beneficeranno 67 studenti, 55 dei primi quattro anni, e 12 appena maturati.

I 200 euro saranno rimborsati ai ragazzi dietro presentazione degli scontrini fiscali entro il 30 settembre 2008, e avranno un vincolo di spesa: non potranno essere rimborsati per vacanze, discoteche e divertimenti, ma dovranno essere stati spesi per “attività formative”. Con i buoni si potranno acquistare libri, software didattici (dalle enciclopedie multimediali alle simulazioni scientifiche), abbonamenti a teatro, al Conservatorio, alla Scala, e ci si potrà iscrivere a corsi di lingue, attività musicali, artistiche, sportive.

La dirigenza dell’istituzione scolastica meneghina difende la propria scelta, ricordando che il contributo annuale richiesto alle famiglie, di 120 euro, è inferiore a quello degli altri licei in città, e che “è giusto – ha dichiarato il vicepreside della scuola, Paolo Albergati – spronare i giovani a fare bene e riconoscere il loro impegno”.

Il dibattito sul valore pedagogico dell’iniziativa, molto diffusa all’estero, è acceso. I critici dicono che il merito scolastico non è monetizzabile, e che si potrebbero verificare insane competizioni, rendendo invisi i “bravi” al resto della classe. D’altra parte, non sono pochi i gruppi di pedagogisti ed educatori, che ritengono necessario stilare “contratti formativi” con i ragazzi, seguendo il principio che lo studio è un lavoro e quindi va pagato.