Scuole paritarie: la crisi peserà sulle scuole statali e sugli Enti Locali. Conviene?
Scuole paritarie/3
Il sottosegretario della CEI, Ivan Maffeis ha dichiarato qualche settimana fa che “La prospettiva di una scomparsa delle scuole paritarie oltre che un oggettivo impoverimento culturale, costituirebbe un aggravio di alcuni miliardi di euro all’anno sul bilancio della collettività. Senza aggiungere che, chiuse le paritarie, ci si troverà ad affrontare la mancanza di servizi con cui supplirle.”
La crisi delle scuole paritarie potrebbe diventare di colpo una pesante difficoltà per lo Stato e per gli Enti locali, come ha calcolato Tuttoscuola. Una difficoltà che arriverebbe di colpo, già a settembre, nel momento in cui le scuole si trovano nel pieno della difficile ripresa.
Il sistema paritario che nell’ultimo quinquennio aveva perso soprattutto per difficoltà economiche 561 delle 13.418 scuole funzionanti nel 2015-16, pari a poco più del 4%, perdendo di colpo il 30% delle 12.857 scuole di quest’anno, si troverebbe con 3.857 scuole in meno.
L’anello più debole del settore, le scuole dell’infanzia, nell’ultimo quinquennio ha chiuso 528 delle 9.485 sedi funzionanti nel 2015-16, pari ad un decremento del 5,6%. Forse più di un terzo delle quasi 9 mila scuole rimaste, a settembre avrà chiuso.
Senza considerare l’effetto che la chiusura di quasi 4 mila scuole avrà sui livelli occupazionali del settore, vi saranno contraccolpi pesanti (e notevoli costi) sulla scuola statale e sui servizi che gli enti locali dovranno erogare.
Il terzo degli attuali 850 mila alunni delle paritarie (oltre 250 mila unità) che si riverseranno sulle scuole statali provocherà un piccolo tsunami destinato ad incrementare:
– il numero delle sezioni e classi di tutti gli ordini di scuola (13.600 classi in più),
– gli organici del personale docente per posti comuni e di sostegno (circa 33 mila docenti in più),
– gli organici del personale Ata (circa 2.950 collaboratori scolastici in più),
– il ridimensionamento del sistema con l’istituzione di nuove istituzioni scolastiche (circa 290),
– con conseguente incremento degli organici dei dirigenti scolastici (290 unità) e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (290),
– nonché degli organici delle segreterie scolastiche (1.200 assistenti amministrativi in più).
Stimiamo che il costo dell’incremento di personale scolastico statale indotto dal passaggio di 250 alunni dalle paritarie sarebbe non inferiore a 1 miliardo e 400 milioni di euro annui.
Ma l’incremento di classi, di scuole e di alunni comporterebbe un corrispondente aumento di spese a carico degli Enti Locali per assicurare personale e servizi a sostegno dell’istruzione:
– Assistenti preposti all’assistenza di alunni con disabilità (circa 3.400 unità in più),
– Assistenti ai servizi di mensa (circa 3.350 in più),
– Locazione di strutture per accogliere nuove classi (circa 4.270 edifici in più),
– Manutenzione ordinaria per gli edifici in locazione,
– Arredi scolastici per le nuove classi.
Senza considerare anche i costi per incremento dei trasporti e dei servizi di mensa, gli Enti locali si troverebbero a sostenere all’improvviso a settembre circa 430 milioni di euro in più all’anno.
Il passaggio completo degli alunni dalle scuole paritarie a quelle statali comporterebbe complessivamente un onere annuale di 5.442.771.500, di cui 4.150.986.500 a carico dello Stato e 1.291.785.000 a carico degli Enti Locali.
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