Settimana decisiva per DL scuola e per la tenuta della maggioranza

Quella che sta per cominciare al Senato potrebbe essere una settimana decisiva non solo per il decreto legge n. 22 sulla scuola, che attende la sua conversione in legge, ma forse anche per la stessa ministra Azzolina.

La settimana che abbiamo alle spalle avrebbe dovuto essere decisiva per definire gli emendamenti alla proposta S. 1774 per la conversione del DL 22, ma i forti contrasti all’interno della maggioranza sulla proposta PD e LEU di sostituire il concorso straordinario per esami della secondaria con un concorso per titoli ha impedito di procedere nei lavori parlamentari.

Non si sa se il fine settimana abbia portato a qualche mediazione, ma se alla ripresa dei lavori, già a cominciare da martedì 19 maggio, le posizioni non saranno cambiate, radicalizzandosi nel merito, il banco potrebbe saltare. Qualche organo di stampa nei giorni scorsi ha ipotizzato che si potrebbe arrivare alla situazione estrema di un rimpasto di Governo, che potrebbe coinvolgere il ministro dell’istruzione.

L’oggetto del contendere è l’assunzione del personale docente per il prossimo settembre (e per due o tre anni a seguire).

Da una parte c’è l’attuale bando del concorso straordinario (una sola prova scritta con 80 quesiti a risposta multipla) che la ministra Azzolina si prefigge di portare a termine entro l’estate per nominare i vincitori entro il 15 settembre.

La ministra sa che i tempi sono ristrettissimi, ma ritiene che vi possano essere le condizioni, anche se non semplici e facili, per portare a casa con successo il risultato prefissato.

I parlamentari grillini stanno facendo quadrato attorno a lei e si oppongono alla proposta del PD che sostiene il concorso per soli titoli nella convinzione che quella sia l’unica via per arrivare in tempo a nominare a settembre i vincitori e che il concorso straordinario oggettivamente non possa concludersi per settembre a causa della ristrettezza dei tempi, complicati anche dalla emergenza sanitaria.

Lo scontro è nel merito ma si porta dentro un potenziale di crisi politica da non sottovalutare.