Scuola e politica/1. Bilancio di un anno

Il governo presieduto da Giorgia Meloni è entrato in carica un anno fa (il 22 ottobre 2022), e quasi tutti i mass media hanno dedicato ampio spazio all’avvenimento tracciando un bilancio dell’attività svolta nei diversi campi della politica dal primo esecutivo di Destra-centro chiamato a governare l’Italia in età repubblicana. L’attenzione dei media è però caduta su temi di stretta attualità come la politica estera (la guerra in Ucraina, ma poi, dopo l’eccidio del 7 ottobre, l’esplosione del conflitto tra Israele, Hamas e altri avversari storici dello Stato ebraico), la politica economica, fortemente condizionata dalla crescita dell’inflazione, e gravi questioni irrisolte come quelle dell’immigrazione e del funzionamento della giustizia e della sanità pubblica.

Sulla scuola si sono lette le consuete, irrisolte e un po’ stanche geremiadi sui 200 mila precari, sulla bassa qualità e competitività della scuola italiana, illustrata con uso e abuso di quantità industriali di dati Invalsi e Ocse, sui sempre più frequenti casi di bullismo degli studenti tra di loro e verso gli insegnanti, cui si aggiungono quelli di alcuni genitori, magari via TAR. È prevalsa insomma la cronaca. Rari sono stati gli approfondimenti critici sui nodi storici della nostra scuola e le indagini ad ampio raggio, con alcune eccezioni come il pur controverso saggio La rivoluzione del merito di Luca Ricolfi, il recente volume di Fregonara e Riva e l’inchiesta dedicata da Tuttoscuola ai diplomifici.

Quanto alla politica scolastica agìta (diverso è il discorso per quella annunciata) poche sono state finora le novità perché il ministro Valditara si è trovato di fatto a dover gestire il pacchetto del PNRR ereditato dal governo Draghi con tutti i suoi condizionamenti di contenuto e di tempi di realizzazione (senza intervenire sulle istruzioni operative che stanno mostrando tutti i loro limiti), rinunciando (ma lo aveva già fatto il predecessore Bianchi) – in cambio di una sostanziale pax sindacale – ad attuarne i pochi punti realmente innovativi come quello riguardante la carriera degli insegnanti. Si è proceduto così all’introduzione per ora parziale della figura del tutor, a un pigro rinnovo del contratto scuola, e ad aumenti salariali erga omnes, cioè praticamente ancorati all’anzianità di servizio, concessi da un sempre riluttante Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia.

Diverso, come accennato, è il discorso per quanto riguarda la politica scolastica annunciata dal ministro Valditara fin dal momento della sua nomina, come vediamo nella notizia successiva.

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