Risultati Invalsi 2022/1. La cavalcata dei numeri

I ricercatori dell’Invalsi, come sempre, si sono dedicati alla raccolta dei dati con certosina dedizione, e anche l’edizione 2022 del Rapporto, presentata il 6 luglio nella prestigiosa aula magna del Rettorato della Sapienza (quasi a evidenziare la compiuta istituzionalizzazione dell’Istituto) è stata caratterizzata da una torrenziale pioggia di numeri.

In questo modo la valutazione di sistema, che era stata concepita e promossa dal Cede di Aldo Visalberghi come supporto alle decisioni politiche, è diventata col tempo un gigantesco esercizio statistico che non prelude a decisioni politiche ma sembra essere posto sullo stesso terreno della decisione politica, condizionando le scelte del governo. Lo dimostra il clamore mediatico provocato dalla notizia che solo poco più della metà degli studenti di terza media e dell’ultimo anno di scuola secondaria superiore raggiunge risultati considerati “adeguati” mentre gli altri, pur conseguendo il titolo (licenza o diploma), restano al di sotto di questa soglia.

Questo significa che accanto alla dispersione esplicita (mancato conseguimento del diploma), che pure resta alta (13,5%), c’è una forte “dispersione implicita”, come la definisce l’Invalsi, che riguarda gli studenti che pur ottenendo il diploma non possiedono nelle tre aree indagate (italiano, matematica, inglese) competenze di livello accettabile, cioè il livello 3 su una scala di 5. Secondo l’Invalsi questi dispersi “impliciti”, che erano il 7,5% nel 2019, sono saliti al 9,8% nel 2021 anche a causa delle difficoltà provocate dalla didattica a distanza, per attestarsi al 9,7% nel 2022, con una leggera ripresa dopo la fase più grave della pandemia.

Quindi, sommando i dati, avremmo il 23,2% (13,5+9,7) di diciannovenni dispersi tra espliciti e impliciti, e inoltre – tra i maturati non considerati dispersi impliciti ­– un’altra percentuale di diplomati che comunque non raggiunge risultati “adeguati”, valutabile attorno al 30% abbondante. E infatti i giornali sintetizzano il tutto con titoli perentori: “Uno studente su due impreparato” (Corriere della Sera), “Impreparato uno studente su due” (Il Sole-24Ore), “E’ impreparato uno studente su due” (Il Giornale).

Seguono tabelle e numeri che mostrano, oltre alla scadente qualità dei risultati medi, la profondità dei divari territoriali e tra scuole, aggravati dalla pandemia. Il tutto, naturalmente, è fondato sull’esito e sulla interpretazione dei risultati delle prove Invalsi in Italiano, Matematica e Inglese.

Questa valanga di numeri dimostra ciò che era già chiaro (o almeno era ben chiaro a esperti come Visalberghi, Laeng, Gozzer) agli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo. Ciò che è mancata, in tutti questi anni, non è stata la valutazione dei ritardi e degli squilibri della scuola italiana, che si è andata certamente affinando, ma la politica scolastica. Dove ha fallito il decisore politico? Proviamo a riflettere nella notizia successiva.

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