Concorsi infanzia e primaria: 8 posti di sostegno vacanti su 10. È possibile recuperare?
I risultati pressoché finali del concorso ordinario di scuola primaria e dell’infanzia consentono un primo bilancio riferito, in particolare, ai posti di sostegno.
La prima costatazione – in parte forse scontata – è relativa ai posti di sostegno rimasti vacanti, a causa del fatto che già in partenza in diverse regioni e soprattutto nel concorso di primaria il numero dei candidati risultava inferiore al numero dei posti.
Dei 6.882 posti di sostegno previsti per infanzia e primaria ne rimarranno vacanti certamente 5.389, pari al 78,3%, quasi otto su dieci. Un vuoto che allontana la stabilizzazione in un settore nevralgico.
La seconda costatazione – anche questa scontata – riguarda le regioni nelle quali si è verificata quella mancanza di vincitori; ancora una volta sono le regioni settentrionali (tutte), a cui se ne sono aggiunte due dell’area centrale (Toscana e Umbria).
La terza constatazione riguarda quasi tutte le restanti regioni dove, a fronte di un numero ridotto di posti, si è presentata una elevata quantità di candidati molti dei quali non hanno potuto inserirsi tra i vincitori, accontentandosi di entrare in graduatoria di merito (GM) come idonei.
Partendo da queste tre constatazioni, risulta di tutta evidenza lo squilibrio notevole tra domanda e offerta emerso con valori nettamente diversi nei territori regionali. Semplificando, si può affermare che dove ci sono molti posti mancano i candidati e dove ci sono molti candidati mancano i posti.
Non si possono certamente incolpare i candidati per avere scelto di concorrere a casa loro; piuttosto, trattandosi di sostegno, emerge, ancora una volta, la conseguenza del disinteresse di molte università settentrionali a proporsi nella organizzazione dei corsi TFA, riducendo, conseguentemente, il numero di possibili specializzati locali, mentre al Centro-sud gli atenei formano docenti in quantità forse eccessiva. Il ministero dell’Università e Ricerca, d’intesa con quello dell’Istruzione, dovrebbe farsi carico del problema e cercare soluzioni riequilibratrici adeguate.
Si dirà: coloro che sono risultati idonei ma non vincitori in una Regione (per esempio del Sud), potranno andare – volendo – ad occupare un posto vacante in altra Regione (per esempio del Nord). E invece no. Il bando non lo ha previsto, e pazienza se il candidato disponibile a spostarsi resta privo del lavoro e se lo Stato ci rimette due volte (si ritrova il posto vacante, dove dovrà nominare un supplente, magari senza alcuna preparazione, e inoltre ha sostenuto inutilmente il costo di un concorso per quel posto).
Sarebbe (stato) più opportuno – come Tuttoscuola ha proposto più volte – prevedere una graduatoria nazionale degli idonei (a iscrizione volontaria e con il punteggio personale conseguito), per la copertura dei posti rimasti vacanti. Oltre a coprire tanti posti vacanti, sarebbe (stato) un modo per mettere a frutto i costi del concorso, che invece si conclude con quasi l’80% di posti vacanti. Paga Pantalone.
Si sarebbe potuto rimediare con un emendamento parlamentare, anch’esso invocato da Tuttoscuola. Invece – ironia della sorte – ne è passato un altro che ha proposto (e ottenuto) di estendere la graduatoria di merito a tutti gli idonei, illudendo migliaia di candidati speranzosi di un posto che non potranno avere, se non per un’eventuale rinuncia di qualche vincitore.
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