Rapporto Invalsi 2023/4. La difficile scommessa di Giuseppe Valditara

La difficile scommessa” di Raffaele Laporta (La Nuova Italia, 1971) è il titolo di uno dei testi ‘storici’ della pedagogia italiana del dopoguerra. La scommessa era quella, negli anni immediatamente successivi al Sessantotto e alla “Lettera a una professoressa” di Don Milani (1967), di dare una risposta al quesito, posto dai descolarizzatori Illich e Reimer agli inizi degli anni Settanta (Deschooling Society di Illich è del 1971) se la via maestra alla riforma radicale della scuola non fosse quella di eliminare l’istituzione, sostituendola con la società stessa, con il suo tessuto di istituzioni, imprese e organizzazioni, in funzione educante. 

Una sfida alla quale secondo Laporta si doveva rispondere non descolarizzando ma, al contrario, scommettendo sulla piena scolarizzazione della società italiana. Una scommessa difficile, riconosceva Laporta, ma senza alternative. E che è rimasta aperta, come hanno mostrato i decenni successivi, che hanno visto il fallimento delle mega-riforme come quelle firmate Berlinguer (n. 30/2000), Moratti (n. 53/2003) e in buona misura Renzi (n. 107/2015), e anche di quelle più o meno “cacciavite” come quelle di Fioroni (2006) e Gelmini (2010).

Ora sembra che Giuseppe Valditara voglia tornare a una riforma di carattere generale, sistemico, che dovrebbe intervenire sia sugli aspetti ordinamentali sia su quelli relativi alla formazione dei docenti e alla valutazione dell’apprendimento degli alunni. Questo lascerebbe intendere il suo proponimento, enunciato al momento della nomina, e ribadito in diverse occasioni, anche recenti, di “far tornare la scuola ad essere un ascensore sociale, non lasciare indietro nessuno. Vogliamo garantire un’opportunità a tutti, stimolare i talenti dei ragazzi. Il talento è in ognuno di noi, non dobbiamo deprimere le potenzialità degli studenti”.

Tempi e modi non sono ancora definiti, ma se alle parole seguiranno fatti concreti in materia di valorizzazione dei percorsi professionali, personalizzazione degli itinerari formativi e superamento del carattere selettivo della valutazione (“Dobbiamo rovesciare l’impostazione della riforma Gentile”, ha detto Valditara), dovremmo avere importanti novità anche per quanto riguarda la valutazione degli apprendimenti nella scuola media e nella secondaria superiore.

In questo quadro la valutazione didattica, di competenza esclusiva degli insegnanti, dovrebbe essere più globale e più orientativa, e tenere in maggiore considerazione le capacità e le attitudini degli alunni che si esprimono in campi e in forme diverse da quelle rilevate dalle prove Invalsi, mentre la valutazione di sistema affidata all’Invalsi dovrebbe tornare alla sua funzione originaria di strumento di informazione e supporto delle decisioni politiche. La scommessa resta difficile…

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