Quella correzione degli elaborati tra obbligo e astensione

In vista dello sciopero del 24 novembre per ottenere il sì agli scatti di anzianità e il no alle 24 ore di insegnamento, in molte scuole (in particolare negli istituti superiori) continua l’astensione degli insegnanti dalle prestazioni non obbligatorie (progetti, gite scolastiche, visite guidate, ecc.), nonostante arrivino dalla Camera segnali eloquenti di cancellazione della norma sull’aumento dell’orario.

Dai documenti che escono dalle scuole, però, nella mobilitazione di alcuni istituti risulta ancora inclusa l’astensione da altre attività tra cui la correzione dei compiti. Eppure il CCNL all’art. 29, c. 2, nel definire gli obblighi individuali di servizio funzionali all’insegnamento è molto chiaro:

Tra gli adempimenti individuali dovuti rientrano le attività relative:

a) alla preparazione delle lezioni e delle esercitazioni;

b) alla correzione degli elaborati;

c) ai rapporti individuali con le famiglie.

Sull’obbligo della correzione degli elaborati ci sono vari distinguo, come hanno precisato anche alcuni lettori di Tuttoscuola. La correzione a casa dei compiti che gli studenti svolgono in classe riguarda soltanto una parte degli insegnanti: prevalentemente lettere, matematica e lingua straniera.

Ma c’è di più. Se si escludono diversi docenti scrupolosi, di compiti in classe gli studenti ne fanno sempre meno e, di conseguenza, per molti professori di compiti da correggere a casa ce ne sono di meno.

Sembrano infatti lontani i tempi dei numerosi compiti in classe che tenevano in ansia gli studenti.

Insomma l’astensione dalla correzione a casa dei compiti, per quanto faccia rumore, è vera astensione non certo per tutti i docenti, ma solo per una (decrescente) parte di essi.