Quei 140 milioni l’anno di morosità per le rette di mensa

Se ne parla poco, ma per molte istituzioni scolastiche statali, soprattutto nel settore dell’infanzia e della primaria, è un vulnus economico che pesa molto, colpendo, a seconda dei casi, le casse scolastiche o quelle comunali.

Ci riferiamo ai contributi per la mensa che i genitori devono versare ai soggetti che gestiscono il servizio (Comune o scuola) per il pagamento dei pasti consumati dai propri figli a scuola. Si tratta spesso di contributo che non copre interamente i costi e che viene quasi sempre rapportato alla fascia di reddito delle famiglie (ISEE) e al numero dei figli che fruiscono del servizio.

L’importo della retta varia notevolmente da territorio a territorio, ma si può stimare che mediamente corrisponda a circa 100-110 euro al mese, considerando anche i casi di esonero totale.

A fruire del servizio di mensa sono circa 900 mila bambini nella scuola dell’infanzia e 750 mila nella scuola primaria (di cui circa 700 mila nelle classi a tempo pieno).

Nel corso di un anno scolastico questo contributo per la fruizione della mensa raggiunge mediamente l’importo di 800-900 euro che, però, Comuni e scuole non riescono sempre ad incassare. È infatti un dato costante negli anni (la crisi economica attuale non c’entra) la morosità di un certo numero di famiglie, che in alcuni casi raggiunge anche il 15% del totale (pari a circa una famiglia ogni sette che non paga).

Le amministrazioni comunali devono ricorrere a veri e propri servizi di recupero crediti che, però, non sempre ottengono l’esigibilità prevista.

Si può stimare che annualmente, a causa della morosità, non rientrano nella scuola statale dell’infanzia circa 80 milioni di euro e altri 60 milioni nella scuola primaria.