Quanta confusione sulle ore da sessanta minuti!/2. Gli interventi e le applicazioni

Le ore di lezione degli studenti, secondo i nuovi quadri orario previsti dalla riforma degli istituti superiori, sono contenute in un orario settimanale più contenuto che eviterà, in linea di massima, di ricorrere a riduzione di orario come avveniva prima.

Già le prime classi del prossimo anno scolastico non avranno più bisogno di ridurre per causa di forza maggiore la durata dell’orario settimanale (e delle singole ore di lezione), in considerazione del fatto che la quantità è contenuta tra le 27 e le 30 ore settimanali. Con i conseguenti effetti sugli organici.  

Tutto a posto, dunque?

Ma se questo vale per le prime classi che da settembre andranno a riforma, la situazione oraria delle classi successive alla prima, funzionanti a vecchio ordinamento, resta invece tutta confermata, soprattutto nei licei dove, a differenza di quanto deciso per gli istituti tecnici e professionali, le classi intermedie (sperimentali) manterranno i vecchi orari di lezione di 34 e più ore settimanali.

In quei casi come si fa?

In vista del nuovo anno scolastico, cosa sta succedendo nei diversi istituti superiori, licei in testa, preoccupati di rispettare le “grida” ministeriali sulle ore da 60 minuti?

Si stanno verificando, a quanto risulta, varie situazioni di segno opposto.

L’orario settimanale diventa effettivamente quello che prima era soltanto sulla carta (34 e più ore), senza le precedenti riduzioni, con conseguenti disagi per gli studenti che si vedono costretti a rientri pomeridiani o a rimanere a scuola con orario continuato a partire dalle primissime ore del mattino fino alle prime ore del pomeriggio. In questi casi l’ora di 60 minuti è rispettata, per studenti e per professori. Ma era questo che voleva il ministro?

In altri casi – ci riferiamo sempre a classi intermedie e funzionanti con il vecchio ordinamento – si continua come prima: orari di lezione ridotti per causa di forza maggiore per gli alunni e conferma della norma contrattale dello sconto per i docenti con diritto di non recuperare le ore non prestate. Proprio come se nulla fosse.

Infine vi sono situazioni nelle quali per le classi successive alla prima viene mantenuta, quando necessaria, la riduzione dell’orario settimanale (e la relativa riduzione dell’ora da 60 minuti), con i professori che, rinunciando alla norma contrattuale, recuperano, tutte o in parte, le ore non prestate.  

Forse era questa la soluzione auspicata dal ministro?