Promesse di tempo pieno a go-go. Basta qualche docente in più?

In diverse interviste rilasciate a quotidiani di province meridionali il ministro dell’istruzione Bussetti ha fornito risposte rassicuranti sul tempo pieno della scuola primaria che, come si sa, non è di casa al sud, con l’eccezione della Basilicata.

Il ministro ha dichiarato tutta la disponibilità dell’amministrazione scolastica a sostenere la diffusione del tempo pieno nelle regioni povere di questa opzione organizzativa.

In Sicilia, in occasione della sottoscrizione dell’accordo di programma con il governatore Musumeci, ha dichiarato: “Dare più tempo scuola significa offrire maggiori occasioni di crescita. Più competenze, più conoscenze, più stimoli. Più strumenti per affrontare la vita di tutti i giorni e il futuro. Significa aiutare le famiglie e costruire condizioni di uguaglianza anche in territori svantaggiati. Finora non sono mancati alla Sicilia fondi e risorse per l’attivazione del tempo pieno e per politiche di contrasto alla dispersione scolastica. Eppure evidentemente non sono stati impiegati in maniera adeguata. Adesso c’è una regia precisa e strategica: MIUR e Regione Siciliana lavoreranno insieme per evitare uno sperpero di risorse e per garantire un futuro di opportunità e crescita a ogni studente”.  

A causa del calo demografico, negli ultimi tempi la Sicilia ha perso ogni anno mediamente 120 posti comuni di scuola primaria e altrettanti ne perderà nei prossimi anni.

Per l’amministrazione scolastica, qui e in altre regioni meridionali colpite dal calo demograficoma anche da una forte emigrazione di giovani, è possibile, a costo zero, riconvertire quelle quote di organico in uscita in posti per il tempo pieno.

Ma la disponibilità di posti non basta, perché per costruire il tempo pieno ci vogliono soprattutto strutture e servizi, condizione basilare per sostenere questa impegnativa formula di organizzazione del tempo scuola. Spazi didattici, locali idonei per la refezione, servizi di mensa e potenziamento del trasporto scolastico: sono i Comuni, non lo Stato, a dovere dare risposte pertinenti.

È quello che per decenni è mancato nelle aree meridionali: l’azione convinta e responsabile degli Enti Locali. La disponibilità del ministro a fare la sua parte riuscirà a smuovere l’indifferenza dei Comuni siciliani?