Piano programmatico/4: … e le ambiguità per il tempo pieno nella primaria

Anche la formulazione utilizzata per il tempo pieno lascia molto a desiderare. Oltre al fatto che non si cita mai il termine “tempo pieno” per la scuola primaria (mentre tranquillamente si chiama per nome il tempo prolungato della scuola secondaria di I grado), in palese contrasto con le ricorrenti dichiarazioni del ministro Gelmini, il piano programmatico sembra volere riportare indietro le lancette del tempo di alcuni anni, quando, cioè, la riforma Moratti inventò la formula “spezzatino” con 27+3 ore di lezione e 10 ore di facoltativo opzionali comprensive della mensa e dopo mensa pari a un totale di 40 ore settimanali.

Il piano programmatico, omettendo di considerare che nel frattempo la legge 176/2007 ha cancellato quella formula e ripristinato il precedente modello unitario di tempo pieno, prevede che “potrà altresì aversi, ai sensi del decreto legislativo 59/2004, una estensione delle ore di lezione pari ad un massimo di 10 ore settimanali, comprensive della mensa“.

Quel che stupisce è la leggerezza politica che accompagna la formulazione del testo, che non tiene conto dei rischi derivanti da un’azione quasi punitiva verso una forma di servizio che continua ad avere in modo costante il gradimento e la forte domanda delle famiglie (oggi più del 25% degli alunni della primaria se ne avvale e le classi a tempo pieno sono al limite della capacità di accoglienza), a differenza invece di quello che si verifica per il tempo prolungato della scuola media che registra costante decremento di domanda e sembra essere soprattutto risorsa occupazionale.

Il ministro Gelmini, dopo le ripetute assicurazioni di potenziamento ed ampliamento del servizio di tempo pieno, dovrebbe, se vuole uscire dall’ambiguità, definire puntualmente i reali obiettivi del suo piano programmatico.