ONU, Agenda 2030. Un dibattito a Radio radicale con la ministra Fedeli e il direttore di Tuttoscuola

Sabato scorso è andato in onda su radioradicale.it un dibattito, condotto da Ruggero Po e Valeria Manieri, sul tema “Educazione di qualità”, che è anche il punto 4 dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, al quale la radio dedica una trasmissione mensile in collaborazione con l’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile).

Al dibattito hanno preso parte il ministro Valeria Fedeli, la giornalista Gianna Fregonara del Corriere della Sera, il direttore di Tuttoscuola Giovanni Vinciguerra, la sindacalista della Cgil Gianna Fracassi e il direttore della Fondazione Giovanni Agnelli Andrea Gavosto.

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Nel suo intervento Valeria Fedeli ha citato i dieci obiettivi del PON (Piano Operativo Nazionale) del Miur, varato lo scorso martedì con un finanziamento di 830 milioni, come esempio di investimento che si ispira alle finalità generali dello sviluppo sostenibile. “Senza una scuola di qualità innovativa non si crea lo sviluppo sostenibile”, ha sottolineato il ministro.

Ma il dibattito si è poi sviluppato sulla questione posta nel suo intervento dal direttore di Tuttoscuola, la mancanza in Italia di una strategia di politica scolastica di lungo periodo (definita, per esempio, pensando al 2030), che sia condivisa dalle principali forze politiche e sociali e poi coerentemente sviluppata nel tempo al di là delle contingenze della politica.

Ci stiamo preparando a un futuro nel quale molti dei lavori attuali non esisteranno più?ha chiesto Vinciguerra.Esistono problemi epocali di ripensamento delle finalità e delle modalità dell’apprendimento, dei quali ci si occupa troppo poco, ma sui quali occorrerebbe cominciare a riflettere e a fare proposte fin da oggi”, ha detto il direttore di Tuttoscuola. “Gli sviluppi ad andamento iperbolico delle nuove tecnologie, le scoperte delle neuroscienze, della biochimica e dell’intelligenza artificiale, internet, influiranno sui processi di apprendimento favorendo l’individualizzazione dei percorsi formativi. Tutto questo comporterà un gigantesco problema di aggiornamento dei docenti, e modelli organizzativi rivoluzionati nei tempi e negli spazi didattici”.

Ma la scuola italiana è cambiata assai poco e assai più lentamente di quanto abbiano fatto altri soggetti della vita economica e sociale, come le imprese sia manifatturiere sia dei servizi. Bisogna rifasare la scuola con la società che cambia. E questo, si è detta pienamente d’accordo il ministro Fedeli, richiede un grande progetto condiviso, e tempi distesi per la sua realizzazione.