Fedeli alla ricerca del consenso/2
I margini per modificare in Parlamento gli schemi dei decreti delegati presentati dal Governo ci sono, perché in alcuni casi la delega conferita al governo è a maglie assai larghe, e consente interpretazioni diverse. È vero che le parti della legge più contestate (ambiti, mobilità, chiamata dei docenti, bonus ai docenti ‘meritevoli’) non sono oggetto di delega, ma la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli fa capire che la sua disponibilità a discutere è incondizionata.
Un punto che torniamo a segnalare è quello della continuità didattica. In particolare lo schema di decreto sull’inclusione degli studenti con disabilità presentato in Parlamento non rende “possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione” (come invece richiede la legge n. 107), perché prevede per i docenti di sostegno l’obbligo di trascorrere dieci anni “nelle sezioni dei docenti per il sostegno didattico”, ma non pone alcun vincolo al cambio di sede e quindi all’interruzione del rapporto con quell’alunno disabile. Insomma prevede un obbligo eccessivamente lungo a restare nei ranghi del sostegno (e quindi disincentivante anche per chi si sentisse portato ma non pronto ad una gabbia) senza risolvere il problema della discontinuità didattica per gli studenti.
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