Obbligo: i corsi fantasma delle Regioni

Se quindi il temuto autogol dell’obbligo sembra scongiurato, ciò non toglie che la contromisura attivata dal ministero dell’istruzione, i percorsi triennali con le Regioni, sia rimasta per ora inspiegabilmente solo sulla carta.

Riepiloghiamo la questione. Quest’estate il Miur ha stipulato, nell’ambito dell’accordo quadro del 19 giugno 2003, protocolli d’intesa con le Regioni per garantire percorsi formativi di istruzione e formazione professionale di durata triennale.
Come si legge nel documento informativo inviato dalla competente Direzione generale al CNPI, “tutte le Regioni con le quali sono stati sottoscritti i Protocolli d’intesa si sono impegnate per la realizzazione di percorsi sperimentali di durata triennale”.
Ma cosa è stato realmente fatto? Le Regioni hanno sì elaborato la propria offerta formativa, tenendo conto dei contesti socio-economici di riferimento. Tuttavia sembra che ancora non siano stati formalizzati gli standard minimi, nonostante l’impegno assunto nell’accordo quadro di definirli entro il 15 settembre 2003.

Il ritardo della costituzione di un sistema di valutazione, la mancata definizione preventiva dei livelli essenziali delle prestazioni, nonché degli standard minimi, non concorrono a dare contenuto concreto al principio della pari dignità fra sistema dell’istruzione e sistema dell’istruzione professionale. E il tempo passa.