Nuovi modelli di PEI: tutto è perfettibile
Di Salvatore Nocera
La pubblicazione dei 9 documenti normativi concernenti i nuovi modelli di PEI in forma elettronica ispirati all’ICF, stanno determinando delle reazioni che non esisterei a definire “manichee”. Infatti da più parti alcuni studiosi ed operatori della scuola li osannano come una grande conquista pedagogica epocale, altri come IL CIIS, coordinamento italiano insegnanti specializzati, ne parlano malissimo, attaccando anche la F I S H, federazione per il superamento dell’handicap, per averne dato una valutazione prudente.(www.fishonlus.ii). Esaminiamo di seguito le accuse mosse, sostanzialmente consistenti nel fatto che i nuovi documenti prevedono che nel PEI possa essere previsto “l’esonero” parziale per alcune ore dalla frequenza scolastica degli alunni con situazioni più complesse.
Addirittura si parla di ritorno alle classi speciali con l’uscita permanente dall’aula dell’alunno in coppia con il solo docente per il sostegno.
Ora, che vi siano ancora scuole comuni che, per impreparazione dei docenti e trascuratezza ed ignoranza di dirigenti scolastici possano realizzare tali prassi è possibile e vero; però da qualche caso conosciuto proprio perché è stato denunciato e quindi stigmatizzato e talora anche perseguito giudizialmente, per pervenire a dire che si è tornati a 50 anni fa, molto ce ne corre.
E’ vero che Ianes e Canevaro in una loro ricerca di alcuni anni fa denunciavano che, mano a mano che si procede dal primo all’ultimo anno di scuole superiori si riduce il numero delle ore di presenza in classe degli alunni con disabilità più complesse. Ma questa è la conseguenza del fatto che è venuta meno la spinta propulsiva di 50 anni fa con cui ha avuto inizio il movimento irrefrenabile dell’”inserimento“, poi dell’”integrazione“ ed ora dell'”inclusione”, che è stato contrassegnato sino ad una ventina di anni fa dalla tenace volontà inclusiva delle famiglie e degli insegnanti che sono stati fortemente formati per sostenere e migliorare questo processo innovativo di tutta la scuola.
Purtroppo dall’inizio del nuovo millennio si sono ridotte le risorse finanziarie per la scuola, sono cambiate le famiglie e gli operatori scolastici e i nuovi docenti curricolari non hanno avuto alcuna formazione iniziale sulle didattiche inclusive, delegando ai soli docenti per il sostegno la presa in carico dei progetti inclusivi. In più l’opinione pubblica, molto vigile durante i primi anni ’70, si è rivolta altrove, ritenendo che ormai, con l’ampia normativa e giurisprudenza realizzatasi a favore dell’inclusione, non ci fossero più problemi.
Ma le associazioni hanno invece continuato a seguire la situazione, stimolando spesso l’Amministrazione scolastica e il Parlamento a migliorare la normativa. Questo è stato pure il caso dei nuovi modelli di PEI, previsti già nel decreto legislativo n. 66/17, alla cui formulazione la F I S H ha pure contribuito , anche se tutte le sue proposte non sono state accolte. Ecco perché abbiamo dato un giudizio prudente approvando i contenuti introdotti, ma evidenziando ciò che ancora manca o che non è ancora sufficientemente chiaro.
Pure Dario Ianes, docente all’Università di Bolzano ha espresso parere sostanzialmente favorevole (https://youtu.be/njK63NA0UeQ). Anche Raffaele Ciambrone, dirigente del Ministero dell’Istruzione e studioso della normativa, pur criticando gli estimatori acritici dell’impianto del modello ICF, ritiene che i nuovi PEI possano contribuire a migliorare la qualità dell’inclusione scolastica.
Di fronte a questi giudizi prudenti, come quelli della F I S H, dico dunque che è opportuno non essere “manichei”. Ciò anche perché l’art. 21 del decreto interministeriale n. 182 del 2020 stabilisce che entro giugno, su segnalazione di chiunque, il Ministero dell’Istruzione potrà apportare modifiche ai nuovi modelli di PEI e alle Linee guida trasmessi con lo stesso.
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