Ma servirà ancora una scuola?

Passato e futuro/2

La scuola intesa come struttura formativa specificamente rivolta alla trasmissione del patrimonio culturale e tecnico-scientifico da una generazione dall’altra è un fatto storico e istituzionale relativamente recente, avendo assunto le attuali caratteristiche di sistema educativo di massa, nei principali Paesi sviluppati del mondo, solo nel corso del ventesimo secolo.

Alla base della scolarizzazione di massa, come è noto, stanno ragioni di tipo economico e sociale, legate al passaggio delle attività di lavoro dall’agricoltura e dall’artigianato ai modelli produttivi industriali, e a una evoluzione dei consumi che richiedono, in entrambi i casi, una base di conoscenze e competenze allargata all’intera popolazione. La scuola di massa ha portato alla creazione di grandi apparati organizzativi, più o meno burocratizzati, che si sono avvalsi di personale specializzato nella trasmissione dei fondamenti, essenzialmente disciplinari, del citato patrimonio culturale e tecnico-scientifico: gli insegnanti.

La rivoluzione tecnologica del XXI secolo, tuttora in fortissimo sviluppo, sta tuttavia modificando in estensione e in profondità il quadro dei saperi e delle competenze richiesti agli insegnanti, e le modalità sia di apprendimento che di insegnamento dovranno diventare sempre più interdisciplinari, più cooperative e nello stesso tempo più personalizzate, essendo assistite da strumenti e attrezzature online e offline che si avvalgono di intelligenza artificiale, realtà virtuale e aumentata, stampanti a 3D. La nuova frontiera, che si avvicina sempre di più, è quella del deep learning, l’apprendimento approfondito messo a disposizione del soggetto che apprende non più (o non solo) dall’insegnante ma anche da macchine che apprendono (machine learning) e che si avvalgono di algoritmi sempre più complessi e sofisticati.

L’insegnante del futuro, come è stato detto da esperti della materia, diventerà un assistente, un tutor che non avrà bisogno di ‘fare lezione’ a una classe come in passato ma aiuterà gli studenti, singoli o in piccoli gruppi, ad apprendere sulla base dei loro interessi personali e delle loro capacità. Al posto di un sistema scolastico basato su discipline e classi avremo un’immensa platea di soggetti che apprendono nei modi e nei luoghi più diversi, potenzialmente coincidente con l’intera popolazione del pianeta e senza limiti di età, considerate le prospettive del Lifelong Learninge del Wide e large long Learning.

Se queste previsioni – formulate da avanzati centri di ricerca – sono attendibili, la scuola del futuro, sempre che si possa ancora parlare di ‘scuola’, non avrà bisogno insomma della “predella” proposta da Galli della Loggia per ripristinare l’autorità perduta dell’insegnante. Sempre che si possa ancora parlare di ‘insegnante’…