Luci e ombre della maturità gialloverde

Il ministro dell’istruzione Marco Bussetti, tecnico di area leghista, ha fatto capire in tutti i modi di non aver alcuna intenzione di intraprendere avventure riformiste, fatto salvo il ridimensionamento dell’alternanza scuola-lavoro, come da ‘contratto’ di governo, e l’eliminazione della ‘chiamata diretta’ dei docenti, peraltro già di fatto congelata dalla ministra piddina Fedeli.

Anch’egli, tuttavia, non ha saputo resistere alla tentazione di rivedere l’esame di maturità, come i suoi predecessori Berlinguer, Moratti, Fioroni e Giannini. Così, in aggiunta alle novità già previste dalla Buona Scuola per la maturità 2019 (soppressione della ‘terza prova’, maggior peso dei ‘crediti’), Bussetti ha annunciato due cambiamenti di rilievo per quanto riguarda la seconda prova scritta e i criteri di valutazione delle prove. La seconda prova scritta potrà avere carattere bi o anche pluri-disciplinare, riempiendo in qualche modo il vuoto di pluridisciplinarità lasciato dall’abbandono della ‘terza prova’. Quanto ai criteri di valutazione, vengono fornite indicazioni e griglie nazionali, alle quali le commissioni sono invitate ad attenersi, in modo da ridurre le eclatanti disparità di giudizio, soprattutto tra Nord e Sud, emerse con sempre maggiore evidenza negli ultimi anni (ma il fenomeno viene da lontano, almeno da quando le commissioni d’esame sono state ‘territorializzate’).

Si tratta in entrambi i casi, a nostro avviso, di novità positive perché volte, nel primo caso, a rendere più globale e interdisciplinare la seconda prova scritta (si pensi all’abbinamento latino-greco o a quello matematica-fisica), e nel secondo a rendere meno soggettiva e ‘locale’ la valutazione delle prove.

A fronte di queste, che possiamo considerare luci, ci sono però due ombre pesanti: il già accennato ridimensionamento dell’alternanza scuola-lavoro, trasformata in “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, e quindi non più interfaccia tra la scuola e il lavoro ma elemento sostanzialmente interno e accessorio dell’apprendimento scolastico; e il rinvio di un anno (poi si vedrà) del carattere di requisito obbligatorio, ai fini della maturità, del test Invalsi di italiano, matematica e inglese, che viene così depotenziato, anche se resta comunque programmato per il mese di marzo 2019.

Insomma la versione Bussetti dell’esame lo migliora dal punto di vista dell’attendibilità delle valutazioni (ma lo si vedrà alla prova dei fatti) ma lo allontana dai modelli internazionali più accreditati per quanto riguarda la verifica oggettiva e la comparabilità delle prestazioni nelle competenze di base: lingua materna, matematica, inglese. La retromarcia sull’alternanza, a sua volta, suona come un ripiegamento della scuola tradizionale sulla propria autoreferenzialità. L’ASL – ridotta nell’orario obbligatorio – non è stata abbandonata, ma chi ha condotto contro di essa un’opposizione radicale ha qualche ragione per festeggiare.