Lotta ai diplomifici (che continuano a vivere): che intende fare il Parlamento?
È trascorso poco più di un anno da quando i dossier di Tuttoscuola, pubblicati nell’estate del 2023, hanno scoperto il vaso di Pandora di un gruppo ristretto e agguerrito di istituti paritari che da anni, sfruttando, forzando o violando le regole ministeriali, facilitano il conseguimento del diploma per migliaia di giovani.
È anche trascorso un anno da quando Valditara, primo ministro a “metterci la faccia”, ha dichiarato il suo impegno personale per prevenire il deprecabile fenomeno. E non si è fermato alle parole.
E’ partito un piano di massicci interventi ispettivi, con il coinvolgimento anche della Guardia di Finanza, che hanno consentito di individuare – nelle tre regioni nelle quali i dati del dossier di Tuttoscuola segnalavano la maggiore intensità del fenomeno del “salto di iscritti” tra quarta classe e quinta dell’anno successivo – notevoli irregolarità in 47 istituti, nei cui confronti gli USR hanno disposto la revoca della parità (32 in Campania, 9 in Sicilia e 6 nel Lazio).
Revoca, tuttavia, ben lontana dal diventare operativa, a causa, in particolare, della difesa messa in atto da molti istituti interessati con ricorsi subito attivati dai loro studi legali.
Ad oggi, infatti, sono già 27 (su 47, appunto) i decreti cautelari di sospensione della revoca (22 su 32 in Campania e 5 su 9 in Sicilia); e potrebbero esserci altri decreti di sospensione nei prossimi giorni.
Per effetto dei decreti di sospensione gli istituti paritari “salvano” l’anno scolastico facendo il pieno di iscrizioni. E in nome del diritto allo studio gli iscritti riusciranno probabilmente a fare anche l’esame di maturità il prossimo giugno, revoca o meno. E le scuole in questione avranno così potuto alimentare il business anche per l’anno scolastico 2024-25.
Come se ne esce?
Il Ministero dell’istruzione può fare e sta facendo, finalmente, molto. Ma non sarà sufficiente se non si modificheranno le regole, stringendo alcuni “bulloni” (Tuttoscuola ha proposto un decalogo di azioni). E anche questo è stato previsto nella strategia del ministro Valditara. Serve una legge.
Sono trascorsi ormai sei mesi da quando il Consiglio dei Ministri il 28 marzo scorso, su proposta del ministro Valditara, ha approvato un disegno di legge per prevenire e contrastare il fenomeno dei diplomifici, il cui testo, conosciuto soltanto in una bozza ufficiosa, non risulta ancora presentato alle Camere. Dove è finito?
Considerato che i disegni di legge governativi, secondo l’ufficio statistico del Senato, richiedono mediamente almeno dieci mesi di tempo per essere tradotti in norma definitiva (senza considerare che altri mesi saranno necessari per rendere operativa la norma), era augurabile che il Parlamento o il Governo cogliessero l’occasione di qualche decreto-legge in fase di conversione per inserirvi quel testo sui diplomifici e avviare finalmente la normalizzazione del settore.
Ma il nuovo anno scolastico è iniziato nel silenzio su questo disegno di legge, indispensabile per risolvere una (non trascurabile da nessuno) questione di giustizia e di moralizzazione del sistema.
Per approfondimenti:
– Sono salite a 26 le sospensioni di revoca della parità scolastica
– “Maturità: boom di diplomi facili”
– “Il gran bazar dei diplomifici. I luoghi, il business, le scappatoie”
– il comunicato di questa estate del Ministero: “In merito all’indagine di Tuttoscuola, via alle ispezioni”
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