Le scuole non hanno soldi? 500 milioni di euro li mettono le famiglie

I fondi statali per le scuole sono pochi? Nienta paura! I soldi che servono per il funzionamento ce li mettono i genitori degli alunni. Più che per una donazione, la cosa viene fatta passare in alcune scuole statali come un contributo “obbligatorio” che, soprattutto al momento delle iscrizioni (ma durante l’anno vi sono altri esborsi a saldo), i genitori debbono sborsare.

Negli istituti superiori, ad esempio, il contributo oscilla tra i 90 e i 150 euro, a seconda della tipologia di scuola e delle esigenze di cassa.
Ma ci sono casi che vanno ben oltre.

La causale del contributo è la più diversa: spese di laboratorio, pagelle, manutenzione attrezzature, assicurazione alunni, ecc.
Mediamente da questo incasso straordinario un istituto superiore con mille alunni può introitare tra i 90 mila e i 150 mila euro. Cifra di gran lunga superiore al contributo statale.

Nelle scuole medie e nelle scuole elementari, fino alla scuola dell’infanzia, le cifre sono molto più basse, ma non indifferenti per le tasche delle famiglie soprattutto con più figli a scuola.

Complessivamente si può stimare che il budget dei contributi – non previsti da nessuna disposizione ma decisi in forza dell’autonomia delle scuole – non sia inferiore ai 500 milioni di euro.

La richiesta di versamento obbligato del contributo sfiora anche l’assurdo, quando, ad esempio, ne viene richiesto il versamento senza sconto alcuno anche da parte di quelle famiglie che per situazione economica hanno diritto a non pagare la tassa scolastica (questa sì obbligatoria per legge) di iscrizione o di frequenza rispettivamente di 6,04 e di 15,13 euro.