Le prime verifiche sul contratto di Governo per la scuola

Nella legge di bilancio in discussione alla Camera si è già evidenziata la povertà degli interventi sulla scuola e taluni passi indietro (alternanza scuola-lavoro e FIT) su riforme che sembravano consolidate, ma che, ora modificate, sono servite anche ad ottenere risparmi per quasi 70 milioni di euro.

Risparmi di sistema e nuovo indebitamento servono, come si sa, per finanziare soprattutto il reddito di cittadinanza e i nuovi pensionamenti liberati dalla legge Fornero (UE permettendo).

E la scuola? Dove sono finiti gli impegni solenni con i quali pochi mesi fa – era maggio e la campagna elettorale era conclusa – il Governo giallo-verde  firmava il proprio contratto?

Il paragrafo 21 (uno degli ultimi di quel contratto) esordiva con questa affermazione: “Dopo le politiche dei tagli lineari e del risparmio, l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese”. C’è da pensare che l’accusa ai ‘tagli lineari e il risparmio’ non si riferisse alla “Buona Scuola” – che aveva investito (forse male) risorse per l’istruzione più di altri governi – ma ai precedenti governi. In ogni caso quell’impegno a riportare l’istruzione al centro del sistema Paese aveva fatto ben sperare, con eccezione magari dei più disillusi.

Addio ai tagli lineari sulla scuola? Finanziamenti? Istruzione al centro del sistema? Per ora non si vede nulla di tutto ciò.

La legge di bilancio 2019 avrebbe dovuto dare risposte in merito, ma il silenzio sull’istruzione vale più di qualsiasi risposta, purtroppo.