La scuola dei Centennials vista da Valentina Aprea

Non è la prima volta che Valentina Aprea, deputata di lungo corso di Forza Italia (entrò in Parlamento per la prima volta nel 1994), decide di affidare a un libro le sue riflessioni sulla politica scolastica.  Lo fece anche agli inizi del 2001, da responsabile scuola e università del partito fondato da Silvio Berlusconi, con un volume intitolato “La scuola che non c’è” (Liberal Libri, 2001), per poi diventare sottosegretario al Miur con il ministro Moratti (2001-2006), e successivamente presidente della commissione Cultura della Camera (2008-2012) e assessore regionale all’istruzione, formazione e cultura della Regione Lombardia (2012-2018).Si tratta dunque di una parlamentare di vasta esperienza, anche di governo, che si è a lungo dedicata ai problemi della scuola, dalla quale peraltro proveniva (era stata maestra e poi direttrice didattica). Ma la scuola di oggi ha esigenze nuove e diverse, fa presente Aprea nel suo nuovo libro (La scuola dei Centennials, Egea editrice, 2019) perché “i giovani nati dopo il Duemila non hanno conosciuto il mondo senza internet: non è possibile pensare di formarli con le modalità di studio del Novecento”. A differenza degli stessi Millennials i Centennials, l’ultima generazione ad affacciarsi al mondo della scuola, è costituita da ragazzi avvezzi fin dalla nascita ad utilizzare internet, smartphone e tablet, ragazzi che pensano e comunicano in modo diverso da tutte le generazioni precedenti. “Per molti di loro, essere imprenditori a sedici anni, costruire robot a undici, inventare un satellite a diciassette, imparare l’inglese quasi da autodidatti è diventato semplice. I Centennials non hanno conosciuto un mondo pre-digitalizzato, ed è quindi assurdo chiedere loro di affrontare il percorso scolastico in maniera tradizionale. Inoltre i lavori dei prossimi decenni saranno in tutto o in parte diversi da quelli che oggi interessano i settori produttivi e dei servizi, e i ragazzi vanno preparati anche a questo”.

Questo non significa, riflette Aprea, che il metodo tradizionale di insegnamento sia superato: va però integrato con metodologie didattiche attive, capaci di giovarsi anche dell’ausilio di una vasta gamma di strumenti multimediali, anche se il libro resta un “terreno prezioso da cui partire e al quale tornare per fare sintesi dei contenuti”.

Il nuovo modello formativo deve saper preparare alle professioni di domani, molte delle quali ancora non note. In questo quadro, sostiene Aprea, è positivo che il mondo del lavoro abbia già oggi un legame con quello scolastico, dato dall’obbligatorietà della ‘alternanza scuola-lavoro’: “un percorso ben avviato, che ha bisogno di un maggiore ampliamento e radicamento nelle strutture sia aziendali che scolastiche”. L’alternanza, insieme alla didattica digitale, alle filiere professionalizzanti, allo studio delle lingue e alle esperienze di internazionalizzazione, “costituiscono le basi per costruire una scuola del terzo Millennio”. Una scuola del futuro che, conclude l’autrice del libro citando numerose testimonianze di docenti e studenti, “si può fare”.