La scuola che sogniamo: o è anche digitale o non è
Di Daniela Di Donato
Se dovessimo scegliere quale sia la caratteristica più importante, che dovrebbe avere la scuola, quale sceglieremmo? Forse dovremmo prima rispondere a questa domanda: a che cosa serve la scuola? La pongo spesso ai colleghi negli incontri di formazione, come attività rompighiaccio, prima di lavorare e confrontarci sulla didattica, la relazione educativa, la valutazione, l’uso delle tecnologie in classe. Nell’ultimo anno, l’ho chiesto a più di 1200 insegnanti, in tutta Italia: da Asiago a Corleone, da Rovereto a San Marco Dei Cavoti, passando per Roma, Prato e tante altre scuole del territorio. Mi stupisce sempre che, anche in contesti che mi aspetterei più legati alla tradizione pedagogica della lezione frontale o ad una didattica molto disciplinare, quando chiedo di scegliere tre parole per descrivere a che cosa serva la scuola, i termini non sono mai collegati esclusivamente ad una disciplina. Naturalmente per raccogliere le parole uso una app digitale (Mentimeter), che mi consente poi di guardare i dati con occhio critico e confrontarli tra loro. Nessuno ha mai scritto “imparare la matematica” o “comunicare in italiano”. In ordine di frequenza, le parole più scelte sono: rispetto, autonomia, collaborazione e pensiero critico. Anche io, probabilmente, inserirei le stesse.
La prima volta che ho sfidato i colleghi sul tema della scuola che vorrei, mi è venuto spontaneo proseguire l’indagine e chiedere: se questi sono gli obiettivi della scuola che pensate, che cosa state facendo per raggiungerli? Come si costruisce una scuola in cui si impari (e si insegni) rispetto, autonomia, collaborazione e pensiero critico?
Nella scuola italiana, ancora molto disciplinare e regolata da norme che scandiscono il tempo (orari delle lezioni, orario d’ingresso e d’uscita), abilitano gli spazi (l’aula, i corridoi, la biblioteca, la palestra…), organizzano i saperi (matematica, scienze, filosofia, italiano, storia…) dove e come si insegnano rispetto e autonomia?
Se il digitale ha provato a modificare qualcosa, è proprio l’organizzazione della scuola: l’aula non è più solo quella delle quattro pareti e della cattedra e il tempo non si limita al ritmo delle ore scandito dal suono della campanella. Gli ambienti di apprendimento si sono moltiplicati, il tempo si è dilatato superando l’orario di uscita o di entrata in classe, le discipline si sono trovate ad intrecciarsi tra loro, un po’ come era auspicato dal Consiglio d’Europa quando nel 2018, rinnovando il contenuto e le denominazioni delle Competenze chiave per l’apprendimento permanente, ha inserito accanto a leggere e scrivere anche il digitale, come una delle tre competenze di base. Le didattiche che hanno incluso felicemente il digitale come un nuovo spazio di apprendimento e una sfida metodologica, ci hanno liberato dal considerarlo solo uno strumento, al pari del libro o della lavagna. Le tecnologie, che ci consentono di accedere alla rete e al mondo globale, liquido e complesso del web, sono veri e propri dispositivi culturali, e tutti se ne servono quotidianamente per molte loro attività, dovunque e a qualsiasi ora, tranne che a scuola. La scuola digitale non c’è ancora perché non abbiamo ancora accettato l’idea che il digitale nella scuola sia entrato lo stesso, nonostante le resistenze dei docenti. Si trova nelle tasche dei nostri studenti di ogni età, sulle nostre scrivanie affollate di libri e compiti da correggere, nelle nostre borse insieme a libri, penne e carte varie, talvolta ai nostri polsi.
Puoi leggere l’articolo integrale all’interno dell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato all’interno del numero di gennaio di Tuttoscuola, clicca qui
Abbiamo parlato della scuola digitale nell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato nel numero di gennaio di Tuttoscuola
La scuola digitale è il modello che abbiamo presentato nel mese di gennaio all’interno del nostro progetto “La scuola che sogniamo”.
Nell’inserto pubblicato all’interno del numero 598 gennaio di Tuttoscuola, oltre a questo articolo di Italo Fiorin troverai i seguenti approfondimenti sulla scuola digitale:
– La scuola o è anche digitale o non è, di Daniela Di Donato
– Una didattica che si schianta e i docenti … col vinile!, di Maria Emilia Cremonesi
– Vademecum cercasi
– Come nasce una scuola differente, di Giovanna Griffini
– Il segreto? La motivazione, intervista alla DS, Stefania Strignano
– Va integrata la didattica, di Francesca Testa
– Ma ci vuole tanta passione
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