La scuola che sogniamo: ‘Proteggi te stesso per proteggere gli altri’, un’UDA per imparare le regole e gestire la sfera emozionale

Di Maria Emilia Cremonesi

La relazione intermedia (maggio 2020) del Comitato di Esperti nominati dal Ministero, ipotizzando una serie di attività da progettare per il rientro a scuola, parla per la prima volta di esperienze “per aumentare la parte luminosa della vita”. Una definizione decisamente insolita, lontana dal linguaggio tecnico normalmente usato in documenti simili, che già introduce alla visione particolare di questo anno scolastico. Nel rapporto finale (luglio 2020), si precisa poi che l’educazione alla salute “richiede attenzione al corpo, alla vita collettiva, alla vita civile, ai rapporti di gruppo, ma anche alla possibilità di dare più spazio alla musica, allo sport, all’arte, nonché l’uso delle tecnologie digitali a fini ludici, espressivi e di condivisione sociale”. Il messaggio sembra scandito a chiare lettere: non è possibile né opportuno rientrare a scuola fingendo che nulla sia accaduto, i segni ci sono e resteranno; è possibile però metabolizzare quanto vissuto e prepararsi ad accogliere gli studenti e le famiglie che rientrano con il loro carico di ansia e, qualche volta, di dolore.

Ecco perché l’Istituto Ungaretti ha scelto di iniziare il proprio percorso in questo anno scolastico condividendo nei tre ordini di scuola la progettazione di una UdA dal titolo “Proteggi te stesso per proteggere gli altri”.

Guarda il video

Le coordinate che sono state definite durante gli incontri di progettazione di settembre e che i docenti di ogni ordine di scuola hanno personalizzato con contenuti adatti alla fascia di età dei propri studenti, vanno a toccare tre macroambiti:

  1. la necessità e l’importanza delle regole
  2. la gestione della sfera emozionale
  3. l’attenzione generale ad uno stile di vita sano ed equilibrato

Le scelte fatte a livello d’Istituto e orientate da un lato ad un utilizzo destrutturato degli ambienti, dall’altro alla didattica digitale e ad approcci interdisciplinari, hanno sicuramente  facilitato il progetto di ripartenza e caratterizzato il piano scuola di quest’anno.

Le scelte metodologiche condivise sono state essenzialmente tre:

  1. L’approccio è focalizzato su una scelta di tipo interdisciplinare più che multidisciplinare. Lo stile multidisciplinare che, partendo da un argomento ne sviluppa i diversi aspetti seguendo una logica soprattutto descrittiva, tende infatti ad essere comunque molto legato alle “materie” e rischia di riprodurre percorsi di apprendimento nei quali il legame tra i saperi appare poco significativo.
  2. La situazione problematica è da considerarsi sempre il punto di partenza per la costruzione del progetto, mentre le discipline intervengono a dare il loro apporto specifico, integrandosi.
  3. Il ricorso al laboratorio maieutico diventa strumento efficace per strutturare una forma mentis che, ad ogni età, punta a costruire risposte a situazioni problematiche e non si accontenta di spiegazioni “precostituite”.

Le attività realizzate sono state molteplici, alcune proposte dai docenti, altre scaturite dalla curiosità dei ragazzi; dato il tema particolare e l’abitudine nella comunità dell’Istituto alla logica del service learning, molto di quanto proposto si è rivelato un’esperienza di apprendimento prettamente pragmatica e spesso finalizzata alla creazione di un legame virtuoso tra apprendimento e solidarietà: alla primaria sono stati realizzati ad esempio libretti delle regole sul tema “Stare a scuola in sicurezza” e volantini illustrativi; alla Secondaria gli studenti hanno raccolto in un unico padlet, vignette che mettono in guardia rispetto alle principali fake news relative al covid-19, ciascuna corredata di didascalie in italiano e inglese.

Un filone significativo di attività è scaturita dallo storytelling che ha declinato nelle diverse fasce di età i diversi aspetti del problema: dalla storia del Mago Sapone che ha permesso agli alunni dell’Infanzia di acquisire le principali regole igieniche al racconto di Asimov “Chissà come si divertivano”, proposto agli alunni delle ultime classi della Primaria e a quelli della Secondaria; nel celeberrimo racconto, Asimov fornisce moltissimi spunti per riflettere sulla “scuola della distanza” facendo vivere ai due protagonisti, Tommy e Margie, abituati a una didattica ultra-tecnologica, l’esperienza del libro cartaceo scoperto per caso in soffitta: i ragazzi scoprono così l’apprendimento di quando gli insegnanti erano persone vere e si faceva lezione con i compagni di classe. Dopo una serie di considerazioni, il racconto si chiude appunto con un ambiguo: «Chissà come si divertivano!…».

Proprio quest’ultima frase ha dato il titolo ad un laboratorio maieutico destinato ai più grandi: è stata l’occasione per consentire ai ragazzi di esternare il proprio vissuto durante i mesi della DaD e per arrivare alla consapevolezza del valore della scuola in presenza fatta di relazioni, di empatia, di condivisione.

Non sono mancate le occasioni per l’utilizzo del digitale che, come al solito, ha fatto da booster, amplificando il senso di quanto proposto: dal piccolo e bruttissimo Coronavirus costruito con la pasta modellabile che prende vita con Play-do e diventa protagonista della storia prima di essere sconfitto dall’invincibile Mago Sapone, ai percorsi di coding per interiorizzare i percorsi guidati all’interno della scuola e la routine legata all’igiene personale, fino alla condivisione dei materiali e alle ricerche in rete fatte dai più grandi.

C’è chi definisce questa fase un momento nel quale la scuola appare “ingessata”, forzatamente privata di alcune sue naturali libertà: è in parte innegabilmente vero, non avrebbe senso negarlo o fingere il contrario. Si tratta semmai di esercitare ciò che si insegna agli studenti, abituarsi cioè alla competenza del Problem Setting: distinguere ciò che posso risolvere da ciò che posso affrontare consapevolmente, accettando le “crepe” di una situazione certo non voluta, magari godendosi quel filo di luce che proprio da quelle crepe si riesce a far filtrare.

P.S. Proprio in un momento come questo, abbiamo tutti bisogno di sorridere di ciò che ci accade. Il video sui cattivissimi Coronavirus e il supereroe mago Sapone che riporta la serenità sulla terra, ci regala un po’ della leggerezza che serve e testimonia al contempo la capacità degli insegnanti di personalizzare gli apprendimenti adattando metodi, strumenti e contenuti all’età dei discenti. Soprattutto se minuscoli.

Abbiamo parlato della scuola digitale nell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato su Tuttoscuola 

La scuola digitale è il modello che abbiamo presentato ad ottobre all’interno del nostro progetto “La scuola che sogniamo”.

Nell’inserto pubblicato all’interno del numero 606 di Tuttoscuola troverai i seguenti approfondimenti sulla scuola digitale:

– Emergere, di Itali Fiorin
– Prima della didattica digitale, le competenze dei docenti, di Daniela Di Donato
– Un passo avanti rispetto alla paura
, di Stefania Strignano
– Spesso le cose funzionano, persino la DaD, di Maria Emilia Cremonesi
Didattica a Distanza e Didattica Digitale Integrata: cosa abbiamo imparato, cosa dobbiamo imparare, di Tiziana Rossi e Luca Dordit.

Vuoi saperne di più su La Scuola che sogniamo? Clicca qui

© RIPRODUZIONE RISERVATA