La nuova vecchia maturità

L’esame di maturità (o “di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione”, come volle un po’ burocraticamente ribattezzarlo Luigi Berlinguer con la riforma applicata per la prima volta nel 1999) è un classico caso di resilienza, intesa nel suo significato di tendenza di alcuni materiali a conservare la propria struttura, riacquistando la forma originaria dopo essere stati deformati.

Così, come informa puntigliosamente il Mim, la maturità del 2023 tornerà, nella sostanza, ad essere quella varata nel 1999, ad esclusione della “terza prova”, abolita dalla ministra Fedeli nel 2018: due prove scritte nazionali, colloquio sulle materie dell’ultimo anno, commissione con prof metà interni e metà esterni con presidente esterno, crediti scolastici. Il modello ha resistito ai cambiamenti apportati dalla ministra Letizia Moratti (commissione tutta interna con presidente esterno) e alle misure di “alleggerimento” delle prove e della commissione, di nuovo tutta interna, decise nei due anni di diffusione della pandemia da Covid-19, tornando alla sua forma iniziale. 

Non è cambiata neanche la tendenza dell’esame, costante nel tempo, ad essere sempre meno selettivo e sempre più generoso nelle votazioni finali, con una tendenza egualmente costante a premiare gli studenti di alcune regioni del Sud con una pioggia di 100 e 100 e lode, in clamoroso contrasto con l’esito delle prove Invalsi: in Lombardia solo uno studente su 70 è stato valutato meritevole di lode, in Calabria uno ogni 16, mentre la stessa Calabria, prima a livello nazionale per percentuale di studenti con lode, risulta ultima nei livelli di apprendimento rilevati dall’Invalsi nell’ultimo anno delle superiori per quanto riguarda le percentuali di alunni con risultati eccellenti. 

Torna la domanda, che Tuttoscuola propone da anni: a che serve un esame così? La rivolgiamo anche al ministro Valditara, che ha voluto inserire la parola “merito” nella denominazione ufficiale del Ministero dell’istruzione. Non è giunta l’ora di sostituire lo stanco rito della vecchia maturità con un nuovo sistema di certificazione delle competenze acquisite (sempre con valore legale) centrato sui risultati ottenuti dai singoli studenti nelle materie da essi stessi preferite e scelte, da sottoporre a valutazione e certificazione con criteri omogenei su tutto il territorio nazionale?

Domanda che sottoponiamo anche a uno dei consiglieri di Valditara, Giuseppe Bertagna, autore di un saggio di recentissima pubblicazione, ricco di idee e proposte, che presentiamo nella notizia successiva. (O.N.)

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