Maturità 2024/2. Quella proposta di affidare l’esame all’Invalsi

Giovanni Cominelli, a conclusione di una argomentata diagnosi sull’insostenibilità dell’attuale esame di maturità sviluppata nell’articolo pubblicato sul periodico della Diocesi di Bergamo “santalessandro.org” (G.C., Nessuno mi può giudicare? La protesta di fronte ai voti e la cultura del narcisismo, 2 luglio 2024), avanza una proposta volta a restituire oggettività e credibilità alla valutazione delle competenze acquisite dagli studenti a conclusione dei loro studi secondari, sottraendola all’ “anarchia valutativa delle Commissioni”: quella di affidare tale valutazione a una Agenzia nazionale di certificazione, “alla quale far pervenire gli scritti per la correzione, alla quale far elaborare test ecc.”.

L’Agenzia procederebbe a “verificare” il livello di acquisizione delle conoscenze e competenza sulla base di un “Sillabo nazionale/europeo delle conoscenze necessarie per vivere nel mondo presente” senza bocciare nessuno e senza la necessità di dichiarare maturo nessuno. L’Agenzia “deve solo dire a un ragazzo/a la verità sui suoi personali livelli di acquisizione”. Secondo Cominelli “il nucleo di tale Agenzia esiste già: è l’INVALSI, agenzia di valutazione indipendente dalle scuole e dal Ministero. Basterebbe aumentarne il ventaglio delle competenze e dotarla dei mezzi necessari”.

Secondo Cominelli gli insegnanti di oggi, alle prese con il “narcisismo” della generazione Z e con l’iperprotettivismo dei genitori, potrebbero essere in difficoltà ad adottare modalità valutative che dicano agli studenti “la verità” sui loro livelli di apprendimento: “D’altronde”, polemizza Cominelli, visto che il “benessere del ragazzo” è ormai diventato il criterio di giudizio prevalente, “chi glielo fa fare ad un insegnante di opporsi alla corrente facilista, quando le famiglie – i clienti! – i presidi, i giornalisti, i giudici dei TAR, i politici premono per evitare ansie, frustrazioni, crisi di panico, depressioni galoppanti, anoressie ai nostri figli e nipoti?” Quindi, per Cominelli, meglio affidare il compito di “dire la verità” non a persone ma a un organo tecnico, impersonale, che operi con criteri di valutazione (o meglio, in questo caso, di misurazione) oggettivi.

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