Vince il Labour di Starmer: ecco come cambierà la scuola britannica

Lo straripante successo registrato dai laburisti guidati da Keir Starmer, 57 anni, nelle elezioni svoltesi lo scorso giovedì 4 luglio per il rinnovo del Parlamento britannico produrrà importanti cambiamenti (lo slogan elettorale di Starmer è stato “change”) anche nella politica scolastica.

Non si tratterà però di una rivoluzione, come quella realizzata dalla conservatrice Margaret Thatcher con l’introduzione del National Curriculum nel 1988 perché il Labour di Starmer, subentrato nel 2020 al socialista di estrema sinistra Jeremy Corbyn (poi sospeso per antisemitismo) alla guida del partito, si è presentato agli elettori come un partito riformista ma moderato, assai simile a quello realizzato nel 1997 da Tony Blair che divenne premier trasformando il Labour in unpartito socialdemocratico per molti aspetti più vicino al centro che alla sinistra (celebre il suo slogan che lo portò a vincere trionfalmente le elezioni, di cui riportiamo un video per ascoltarlo dalla sua viva voce: “chiedetemi quali sono le tre priorità per il Governo, e vi dirò: Education, Education and Education!”). 

Nel programma di politica scolastica reso noto nello scorso mese di gennaio da Starmer insieme all’allora ministra “ombra” dell’istruzione Bridget Phillipson (Labour’s plan for schools), ora confermata nel ruolo di ministra nel nuovo governo, compaiono in effetti molte proposte di graduale migliore assestamento della scuola che c’è, piuttosto che virate verso cambiamenti radicali. E c’è molta cautela se non contrarietà su temi controversi, cavalcati invece dai progressisti più radicali, come quello del gender.

Anche per quanto riguarda gli ordinamenti scolastici il Labour di Starmer mette un freno all’eccessivo

spazio riservato all’apprendimento delle tecnologie a scapito delle discipline umanistiche, e propone di rendere obbligatorie fino ai 16 anni (ora lo sono fino a 14) materie umanistiche come arte, musica e teatro, giudicate più “creative” e perciò più efficaci per preparare gli studenti a vivere in un mondo ipertecnologico.

Quanto al finanziamento del sistema di istruzione il citato programma dei laburisti conferma, come è nella sua tradizione, una particolare attenzione per il settore pubblico, che sarà rafforzato con l’assunzione di 6.500 nuovi insegnanti e misure volte a prevenire l’insuccesso scolastico a partire dalla prima infanzia. Le relative risorse finanziarie saranno trovate aumentando la tassazione a carico delle scuole e università independent, cioè totalmente private (per quelle convenzionate, considerate State Schools, non dovrebbero esserci novità).

Ad essere tassati saranno in primo luogo i college d’eccellenza come Eton (dove si sono formati anche i principi William e Harry) e Fettes, considerata la Eton scozzese, frequentata da Tony Blair. Ma a suscitare qualche perplessità tra gli stessi laburisti è il fatto che ad essere colpite saranno anche molte scuole private più piccole (meno prestigiose ma di ottima qualità e più accessibili alla classe media), che a differenza dei ricchi college rischierebbero di essere costrette a chiudere. Vedremo che cosa deciderà il nuovo governo.

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