La DaD passaggio obbligato anche per l’anno prossimo? Ci vuole un piano strutturato

Politici, epidemiologi e scienziati su una valutazione sono tutti d’accordo: la chiusura delle scuole ha evitato un catastrofico contagio.

8 milioni e mezzo di alunni, 17 milioni di genitori come accompagnatori, un milione e mezzo di operatori scolastici: quasi la metà degli italiani ogni giorno coinvolti nella giornata scolastica, senza considerare i mezzi di trasporto per andare e tornare, spesso gremiti in ogni posto.

Quell’esercito è stato fermato dal Covid-19.

Si dà ormai per quasi scontato che le scuole non riapriranno fisicamente nel corrente anno scolastico. Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, si è sbilanciato: “Personalmente penso che si possa fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno”. Di più non poteva dire, ma il quadro è chiaro.

Pensare di rimettere in marcia quell’esercito a settembre, senza che vi sia ancora il vaccino non sarà facile (come scrivevamo già 8 giorni fa) e la prima misura da adottare nella Fase2, il distanziamento,sarà pressoché impossibile da mettere in atto in classe, nei corridoi e nei cortili, soprattutto per i bambini della scuola dell’infanzia e per gli alunni delle scuole del primo ciclo.

Scriviamo su tuttoscuola.com (http://www.tuttoscuola.com/emergenza-coronavirus-lanno-che-verra-tre-scenari-per-la-fase-2-della-scuola/): “Se a settembre, come si teme, non ci saranno ancora condizioni di massima sicurezza sanitaria per gli studenti e gli insegnanti, l’anno scolastico 2020-2021 potrebbe iniziare, e forse anche proseguire, avvalendosi di quella Didattica a Distanza (DaD) che sia pure tra mille difficoltà ed esiti più o meno felici è stata messa in opera nella grande maggioranza delle scuole italiane nelle ultime settimane”.

Se la DaD in questo mese di emergenza, pur con disponibilità e intelligenza, è stata improvvisata con sufficiente o buon successo, a settembre nella previsione di una ritardata apertura delle attività in presenza, dovrà diventare uno strumento strutturato e una metodologia di impiego efficiente.Non è più una soluzione di emergenza da adottare per qualche settimana.

Per arrivare a quell’appuntamento occorre potenziare trasmittente e ricevente, cioè formare adeguatamente gli insegnanti e fornire alle famiglie le strumentazioni necessarie (banda larga compresa).

Davanti a noi ci sono tre mesi da impiegare proficuamente. Ognuno può e deve farlo, con i mezzi a disposizione.