Invalsi 2024/1. Valditara: ‘Importanti miglioramenti’

I risultati delle prove Invalsi 2024 sono stati presentati alla Camera dei Deputati, lo scorso 11 luglio, alla presenza, e con un impegnato intervento, del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Un ulteriore segnale del rilievo, anche istituzionale, che le prove Invalsi hanno assunto nel tempo, passando gradualmente dalla dimensione quasi solo tecnica di repertori statistici, un po’ autoreferenziali, percepiti dagli insegnanti come atti burocratici dovuti, a quella socio-politica di indicatori utili a orientare le scelte dei governi e dei ministri (come auspicato oltre mezzo secolo fa da Aldo Visalberghi, ispiratore del CEDE-Invalsi), ma anche quelle degli stessi docenti.

Come riferito da Tuttoscuola in questo ampio servizio, il rapporto Invalsi 2024, illustrato dal suo presidente Roberto Ricci col supporto di una ampia documentazione statistica, mostra che continuano ad esserci, come sempre, luci ed ombre: da un lato si osservano infatti visibili segnali di ripresa e miglioramenti in diversi livelli e settori scolastici che fanno ben sperare nel definitivo superamento dei danni agli apprendimenti arrecati dal Covid, mentre dall’altro continuano a sussistere (anche se in riduzione) forti disparità territoriali, o legate alla provenienza sociale, che richiedono interventi mirati per garantire a tutti pari opportunità di successo.

Fenomeni che, al di là dei trend in ascesa o discesa, sono sempre esistiti, verrebbe da dire, considerato che il già ricordato Visalberghi, dopo anni di studi e ricerche sul problema, riassunse il suo pensiero in un articolo, pubblicato nell’aprile 1987 sul mensile ‘Il Regno di Napoli’ (‘La scuola senza qualità. Se vuoi istruirti, nasci al Nord’), nel quale quantificava nel 25% il divario tra Nord e Sud per quanto riguarda le competenze in Italiano e Matematica-Scienze già a conclusione della scuola elementare. Fenomeni peraltro che fotografano andamenti che possono essere effetto di azioni di politica scolastica intraprese anni e anni prima. La corsa che fa la politica a iscriversi meriti o addossare responsabilità  sui cambiamenti da un anno all’altro – a seconda che gli stessi soggetti si trovino ora al governo e ora all’opposizione – è stucchevole.

Interessanti considerazioni su una lettura critica dei dati Invalsi le ha fatte piuttosto Cristiano Corsini, Professore ordinario di Pedagogia sperimentale presso l’Università Roma TRE, in un intervento sul nostro sito di cui consigliamo la lettura.

Il ministro Valditara, dal canto suo, vede il bicchiere mezzo pieno: “I risultati mostrano sin dalla scuola primaria un importante miglioramento. E questi segnali arrivano per alcuni temi particolarmente delicati, vedono addirittura l’inizio di una svolta”. Per questo “Dobbiamo attuare ed estendere il più possibile la riforma dell’istruzione tecnico professionale. Abbiamo previsto il potenziamento dell’italiano, della matematica e dell’inglese proprio nei professionali dove sappiamo che i ragazzi mostravano particolari carenze. Dobbiamo poi insistere sul potenziamento della didattica innovativa, tecnologica, con un’IA che sia al servizio della personalizzazione degli apprendimenti. Abbiamo avviato una sperimentazione nelle scuole con dei kit per docenti. Abbiamo investito nella formazione degli insegnanti per l’uso dell’IA al servizio degli studenti, soprattutto per quelli con disabilità. Dobbiamo modernizzare la nostra didattica senza dimenticare che la guida del docente è fondamentale”. 

Un ottimismo duramente contestato dall’opposizione, come vediamo nella successiva notizia.

Per approfondimenti:

Invalsi 2024, uso e abuso dei dati: torniamo ad assumerci la responsabilità di una lettura critica

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