Il vulnus della carriera che non c’è/2: la partita nelle mani del Parlamento e dei sindacati

Negli ultimi vent’anni la parola carriera è scomparsa dagli impegni ministeriali e contrattuali.

Nei primi anni 2000, dopo l’insuccesso della proposta del ministro Berlinguer, inizialmente condivisa dal sindacato ma successivamente osteggiata da un’ampia parte della categoria, si era cercato in ambito contrattuale di dare forma sostanziale allo sviluppo professionale attraverso un sistema di crediti professionali e culturali, ma la specifica sequenza contrattuale si era persa negli archivi delle buone intenzioni.

Il Parlamento, con la conversione in legge del DL 36, ha un’occasione unica per riprendere quella riforma mancata, coinvolgendo anche, per la parte di sua competenza, il sindacato.

L’esigenza di una riforma strutturale della carriera ha almeno due obiettivi: all’interno della scuola può aprire nuovi orizzonti per gli insegnanti, riconoscendone in modo sostanziale e significativo i meriti e dando motivazione al loro miglioramento professionale; all’esterno può attrarre laureati migliori per prospettive professionali appaganti.

La forma minimale della carriera (che forse non avrebbe molta attrattiva per chi vuole entrare nella scuola come prima scelta e non come ripiego professionale) potrebbe essere quella di una accelerazione nella progressione di carriera (es. passaggio anticipato di posizione stipendiale).

La vera riforma strutturale della carriera potrebbe essere, dunque, quella che, all’interno della stessa qualifica (ruolo docente) preveda diversi profili professionali che prospettino competenze e responsabilità diversificate che comportino anche conseguenti riconoscimenti retributivi differenziati e premiali.

Il Parlamento dovrebbe avere il compito di definire livelli e tipologie dei profili professionali della carriera strutturata.

Al sindacato, secondo le proprie prerogative, spetterebbe il compito di definire per via contrattuale misure, tempi e modalità per rendere concreta la carriera. 

È un’occasione da non perdere e che potrebbe essere accolta favorevolmente dalla maggioranza degli insegnanti.

Ma, soprattutto, servirebbe da volano per liberare capacità e impegni professionali che servirebbero anche a qualificare l’offerta formativa.

Un’importante occasione per discutere di questi temi con autorevoli interlocutori si avrà venerdì 20 maggio a Didacta Firenze (ore 13-14:30) nel convegno organizzato da Tuttoscuola nel quale interverranno le ex ministre dell’Istruzione, Lucia Azzolina e Valeria Fedeli, la responsabile Scuola di Forza Italia Valentina Aprea e la segretaria generale della Cisl Scuola Ivana Barbacci.
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