Il Veneto e la quota regionale dei curricoli

Il regolamento sull’autonomia scolastica (Dpr 275/1999) prevede che una quota del curricolo obbligatorio d’insegnamento sia riservato alle istituzioni scolastiche. Il ministro De Mauro aveva quantificato nel 15% la quota. Ora però gli “appetiti” sulla scuola sono aumentati in forza della legge 3/2001 che ha modificato l’art. 117 della Costituzione, al punto che la stessa legge Moratti ha dovuto tenerne conto prevedendo che “i piani di studio personalizzati, nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale, che rispecchia la cultura, le tradizioni e l’identità nazionale, e prevedono una quota, riservata alle regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali” (art. 2 legge 53/2003 di delega al Governo per la riforma del sistema di istruzione e formazione).
E il legame tra la scuola e il governo regionale è destinato a rafforzarsi ulteriormente nel caso venga approvata la “devoluzione” che assegnerà alle Regioni nuovi spazi e dirette competenze in materia scolastica.
E proprio in questa logica intende collocarsi l’iniziativa della Regione Veneto di un libro per gli alunni della scuola elementare, di cui abbiamo riferito nella precedente edizione, non tanto per “lanciare il dialetto veneto”, come ha voluto precisarci l’assessore regionale all’istruzione Ermanno Serrajotto ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_101-2.doc), ma “per recuperare quei valori collegati alla storia regionale, alla lingua locale e alle tradizioni che sono assenti dai libri di storia utilizzati dai programmi ministeriali. Un aiuto sul piano didattico offerto ad insegnanti già da tempo impegnati su queste tematiche inserite nei piani di offerta formativa perché rispondenti agli interessi e alla sensibilità degli allievi e del territorio”.